Al mare i leccesi preferiscono la solidarietà: lunga coda al ‘Fazzi’ per donare il sangue

Alle 7.30, presso il centro trasfusionale dell’ospedale ‘Vito Fazzi’, c’erano già duecento leccesi in fila donare il sangue in aiuto ai 50 feriti a causa della tragedia avvenuta ieri sul binario unico Ruvo-Corato. Entro fine giornata potrebbero arrivare a 600.

Una coda lunghissima che testimonia il notevole senso d’appartenenza ad una terra, quella pugliese, in lacrime per l’incidente ferroviario avvenuto ieri. I salentini stamattina, anziché godersi le bellezze delle località balneari offerte dal territorio, hanno preferito fare altro (peraltro con una temperatura che quasi “imporrebbe” di gettarsi in acqua, considerando l’ampio sforamento dei 30 gradi già nelle prime ore della giornata). Tipo andare a donare il sangue in favore dei cinquanta feriti a causa dalla drammatica esperienza vissuta sul tratto unico ferroviario che collega Ruvo di Puglia a Corato. Ciò dimostra, anzitutto, grande senso solidale nei confronti del prossimo. Ma questo già lo si sapeva. Non rappresenta affatto una novità tale voglia di aiutare l’altro, da sempre insita nel cuore dei leccesi. Di certo si può dire che il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Presidio Ospedaliero “Vito Fazzi” del capoluogo salentino risulta bonariamente “invaso” dai tanti donatori.

Sono soprattutto persone giovani. Ragazzi, magari studenti. Proprio come quelli che viaggiavano lungo quei maledetti binari ma senza poi raggiungere la destinazione prevista. Alcuni di essi, forse, avevano in programma lo svolgimento di un esame. O al più il disbrigo di qualche pratica burocratica. Non è dato saperlo, né tantomeno al momento appare un dettaglio di rilievo. “Sono qui dalle 7.30 del mattino e ancora deve arrivare il mio turno”, dice una donatrice intervistata dalla redazione di LecceNews24.it, giunta con le sue telecamere presso il luogo sanitario.

E non è tutto. Prima delle 8.00 c’erano in fila già 200 persone. Ciò significa che entro oggi dovrebbero donare, complessivamente, dai 500 ai 600 volontari. Tanti, tantissimi. Talmente numerosi che il personale nemmeno basta per colmare l’ingente domanda. E quindi? E quindi niente, il problema si risolve comunque. Gli stessi donatori si sono messi ad aiutare il personale sanitario distribuendo i moduli, avvisando gli stessi cittadini del loro turno e offrendo informazioni utili.

C’è dell’altro, però, a cui dare rilievo e risalto. Oltre allo spirito di collaborazione, in certi casi subentra pure l’empatia. Quel sentimento che permette, in parole povere, di “mettersi nei panni” di chi subisce qualche torto, o sopporta un guaio. Questo, tralasciando per pochi secondi l’accento tragico del nefasto accadimento, diviene un bellissimo messaggio. Le nuove generazioni non sono poi così menefreghiste. Serve credere di più nelle loro capacità, nella loro voglia di esprimersi. E, nel caso in questione, nelle loro azioni. Grazie per il vostro grande cuore!



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