Torturato in un casolare di Porto Cesareo, pena ridotta in Appello per i due imputati


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Arriva uno “sconto di pena”, per i due imputati accusati di avere picchiato a sangue, umiliato e lasciato nudo a terra, agonizzante, un 33enne di Porto Cesareo.

La Corte di Appello (Presidente Vincenzo Scardia) ha inflitto la pena di: 6 anni e 1 mese a Lorenzo Cagnazzo, 28enne di Porto Cesareo e di 6 anni e 2 mesi per Maikol Pagliara, 28enne di Arnesano. I giudici hanno riconosciuto ad entrambi le attenuanti generiche, come richiesto dal collegio difensivo. È stato così accolto il “concordato” tra le parti (accusa e difesa), una sorta di patteggiamento della pena.

La Corte ha poi confermato il risarcimento del danno in separata sede e la provvisionale di 23mila euro a favore della vittima. Non solo, anche la somma di 5mila euro ciascuno per il padre, la madre, la sorella, la moglie e la figlia.

Le parti civili sono difese dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Francesco Nutricati.

I due imputati sono assistiti dagli avvocati Ivan Feola e Gabriele Valentini

In primo grado, I giudici della prima sezione collegiale (Presidente Stefano Sernia) hanno inflitto la pena di 8 anni a Lorenzo Cagnazzo e 7 anni e 10 mesi nei confronti di Maikol Pagliara.

Entrambi rispondevano delle accuse di lesioni personali, sequestro di persona, minacce e violenza privata, porto abusivo di arma da fuoco, ma soprattutto tortura. Tale reato è stato recentemente introdotto nell’ordinamento italiano ed è comparso per la prima volta in una sentenza di condanna.

Invece, l’altro imputato Kevin Soffiatti, 20enne, è stato condannato in primo grado a 4 anni ed 8 mesi con il rito abbreviato. La sentenza è stata successivamente riformata in Appello, e dopo il “concordato” tra le parti, si è giunti alla condanna a 3 anni ed 8 mesi.

Le indagini

Se non ti fai picchiare, ti uccidiamo”. Inizia con queste parole l’incubo di un 33enne di Porto Cesareo. L’uomo, il 29 novembre del 2017, si trovava insieme agli amici e alla fidanzata in un bar del paese, quando è stato prelevato con una scusa. “Ci serve una mano con una macchina” gli avrebbero detto. Il giovane è stato accompagnato in un casolare in costruzione alla periferia del paese.

Prima è stato costretto a spogliarsi, poi picchiato ripetutamente con un bastone. Poi, è stato minacciato con una pistola. Una volta finita la ‘tortura’, gli aguzzini lo hanno lasciato per terra, agonizzante. Il 33enne è riuscito a trovare la forza di chiamare un amico che lo ha accompagnato a denunciare l’accaduto. Giunto successivamente all’Ospedale “San Giuseppe di Copertino”, i medici gli hanno riscontrato la frattura di diverse costole, delle dita di una mano e un trauma cranico con ferita lacero-contusa (45 giorni di prognosi).

Dopo che i tre si sono presentati spontaneamente in Caserma, sono finiti in manette e condotti presso il Carcere di Lecce, come disposto dal pm Roberta Licci. Le indagini sono state condotte congiuntamente dai carabinieri di Campi Salentina, Porto a Cesareo e Copertino.