Uccise il padre dandogli fuoco, il gip conferma il carcere per Vittorio Leo: “Fu omicidio volontario”


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Il giudice conferma il carcere con l’accusa di omicidio volontario per Vittorio Leo, ritenuto in grado d’intendere e di volere quando diede fuoco al padre che morì carbonizzato poco dopo. È quanto stabilito dal gip Giovanni Gallo all’esito dell’incidente probatorio, richiesto dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani. Al termine del quale, lo psichiatra Domenico Suma ha sostenuto che il 48enne di Collepasso è capace di percepire la realtà e di comportarsi in piena coerenza come accaduto il giorno dell’evento. E le patologie di cui soffre sono compatibili con il regime carcerario.

Invece, la difesa, rappresentata dall’avvocato Francesca Conte, aveva chiesto la sostituzione della misura carceraria con quella dei domiciliari.

Ebbene, il gip nell’ordinanza, sostiene che Vittorio Leo debba rimanere in carcere, sottolineando che “non ha mostrato nessuna forma di pentimento“. E poi, il giudice non condivide la riqualificazione del reato da omicidio volontario in preterintenzionale operata dal pm nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Il gip richiama quanto sostenuto nell’ordinanza applicativa della misura carceraria. Vittorio Leo avrebbe deliberatamente gettato dell’alcol addosso al padre, dando fuoco allo stesso, al fine di cagionarne la morte. Invece, sostiene il pm, l’agente immobiliare non aveva programmato l’omicidio e non aveva intenzione di uccidere il padre.

Il gip Gallo conclude affermando che la personalità di Leo “appare connotata da un odio verso la persona e da una capacità di commettere atti violenti”.

I fatti

Il 29 maggio scorso, Antonio Leo, 89enne insegnante in pensione, venne trovato senza vita nella sua abitazione di Collepasso, dove viveva da solo. Il cadavere era in bagno, carbonizzato dalle fiamme. È stato il figlio a chiedere aiuto agli uomini in divisa. Il 48enne – titolare una agenzia immobiliare – viveva in un appartamento vicino a quello dell’anziano padre, nello stesso stabile.

Sospettato fin da subito di essere l’autore del gesto, Vittorio Leo è poi finito in manette e condotto in carcere dai carabinieri del Norm di Casarano, coadiuvati dai colleghi della stazione di Collepasso.

L’interrogatorio

Durante l’interrogatorio in caserma e dinanzi al pm, Vittorio Leo ha sostenuto che non era sua intenzione uccidere il padre e che non lo soccorse poiché paralizzato dalla paura. Anzi, si stese sul divano e poi si cucinò un piatto di pasta al ragù. Dopo pranzo, ripulì la cucina e lavò il pavimento. Il 48enne nel corso dell’interrogatorio si è soffermato anche sul conflittuale rapporto con il padre, affermando: “Lui non accettava che io potessi partecipare all’eredità”. E ancora, “Non accettava che io avessi abbandonato gli studi”.