Morto carbonizzato nella sua casa a Collepasso, figlio fermato per omicidio: “È stato un incidente”

Ad ogni modo, al termine dell’ascolto in caserma, Vittorio Leo, 48 anni di Collepasso, è stato condotto in carcere su disposizione della Procura.

“Non volevo ucciderlo. È stato un incidente”. È la versione dei fatti fornita da Vittorio Leo, 48 anni di Collepasso, attualmente in stato di fermo per l’omicidio del padre.

Il cadavere del novantenne Antonio Leo, è stato ritrovato carbonizzato dalle fiamme nel bagno della sua casa di Via Don Luigi Sturzo. Il figlio è stato ascoltato questa notte in caserma, per circa sette ore, dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani e dai militari dell’Arma.

Ha riferito che si sarebbe trattato di un incidente domestico. Il 48enne si era recato in casa del padre intorno alle 12:45. Giunto in cucina, si era disinfettato una piccola ferita con l’alcool, quando è scoppiata una lite durante la quale Antonio Leo gli avrebbe detto di andarsene.

Il diverbio sarebbe ben presto degenerato e Vittorio avrebbe spruzzato il liquido infiammabile sull’anziano, all’altezza del torace. A quel punto, ha raccontato, alcune gocce di alcool sarebbero finite sulla fiamma accesa di un fornello del cucinino e si sarebbe consumata la tragedia. Una vampata avrebbe provocato una serie di ustioni sul corpo del genitore. Il figlio, in preda al panico, avrebbe cercato un modo per contenere il “rogo umano”.

Addirittura per smorzare la tensione, Leo avrebbe pulito accuratamente la cucina e si sarebbe preparato qualcosa da mangiare, un piatto di pasta, mentre nel bagno giaceva il corpo del padre carbonizzato.

Tra le varie versioni fornite, il 48enne, ha sostenuto anche che il genitore, ancora arso dalle fiamme, si sarebbe spostato in bagno (dove è stato ritrovato il cadavere).

Ad ogni modo, il sospettato ha confermato la conflittualità in famiglia, come emergerebbe anche da numerosi messaggi postati su Facebook. In particolare, ha sottolineato come il padre, un Preside in pensione, non avrebbe accettato il fatto che il figlio non fosse laureato e che lavorasse come agente immobiliare.

Dunque, pur ammettendo di avere litigato con il padre, ha precisato che non era sua intenzione ucciderlo. Inoltre, avrebbe lanciato l’allarme nel pomeriggio, intorno alle 16:45, chiedendo l’intervento dei militari della vicina stazione dei Carabinieri che conducono le indagini assieme ai colleghi del Nucleo Investigativo di Lecce ed ai Carabinieri del Norm di Casarano.

Su questo punto, Antonio Leo ha sostenuto, che non avrebbe chiamato subito i soccorsi perché paralizzato dalla paura. Tanto che, nell’immediatezza dei fatti, avrebbe addirittura staccato i fili elettrici della casa.

Ad ogni modo, al termine dell’ascolto in caserma, Vittorio Leo è stato condotto in carcere su disposizione della Procura. Risponde di omicidio volontario aggravato dal fatto commesso contro un ascendente (reato per cui si rischia l’ergastolo). La versione dei fatti fornita dal fermato rappresenta, secondo la Procura, una confessione dell’omicidio.

Vittorio Leo è assistito dall’avvocato Francesca Conte (sostituita nelle fasi dell’interrogatorio dal collega Simone  Potente). Nelle prossime ore, si terrà l’udienza di convalida del fermo, dinanzi al gip Giovanni Gallo.