Che la vicenda di Spot&Go avrebbe avuto dei risvolti giudiziari era ben chiaro fin dal momento in cui in tanti si erano rivolti a Leccenews24 per raccontare la loro esperienza, non certo positiva, con la società di car-advertising salentina. E infatti adesso cominciano ad arrivare le prime ingiunzioni di pagamento, come quella di un Giudice di Pace di Lecce che ha condannato Pubblicamente (titolare del marchio) al pagamento di cinque mensilità non corrisposte ad un ambassador.
Il malcapitato, assistito dall’avvocato Carlo Viva, aveva bussato agli uffici di via Brenta per chiedere che fosse rispettato il contratto sottoscritto secondo il quale la società di Racale avrebbe dovuto corrispondere al driver 360 euro al mese in cambio di pubblicità sulla carrozzeria dell’auto e di ‘foto’ condivise sui social, rispettando alcune regole ben precise. E in questo caso, il Giudice di Pace, avv. Anna Cosi, gli ha dato ragione, condannando Pubblicamente, come detto, al pagamento di cinque rate per un totale di 1.800 euro più 276,00 di spese legali. Si tratta di un ingiunzione di pagamento e non di una sentenza, come detto nella prima stesura dell’articolo; sta di fatto che per il Giudice di Pace ci sono tutti gli estremi per risarcire il malcapitato proprietario dell’auto.
Tanti si erano lamentati di non aver ricevuto parecchie rate mensili con la motivazione di essere stati inadempienti nella pubblicazione degli scatti su Facebook, come la stessa Pubblicamente aveva raccontato alla nostra testata in un comunicato di replica agli articoli che raccontavano le difficoltà anche economiche in cui si trovavano tantissimi salentini (e non) che avevano aderito al progetto Spot&Go. In tanti, si sono ritrovati a pagare le rate per l’acquisto dell’autovettura senza ricevere il pagamento dell’attività svolta per Pubblicamente.
La società ha 40 giorni di tempo per opporsi all’ingiunzione di pagamento.
Alcuni avevano usato parole forti, giudicando il sistema una vera e propria truffa in cui erano incappati facendo la figura dei polli da spennare e mettendo in seria difficoltà i bilanci familiari. Nel frattempo era intervenuta anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che aveva ‘multato’ Pubblicamente per la pubblicità considerata scorretta e ingannevole.