Ha aspettato che Matteo Salvini salisse sul palco della manifestazione anti Governo giallo-rosso all’ombra di Montecitorio, dove l’avvocato del popolo Giuseppe Conte ha chiesto la fiducia, per inviare a tutte le redazioni un comunicato al vetriolo contro Roberto Marti e la Lega da lui rappresentata. Sembra quasi che Mario Spagnolo abbia voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa a mente fredda, a qualche giorno di distanza dalle nomine che il Partito del Carroccio ha assunto a livello provinciale.
Chi ha detto che la Lega è un partito granitico in cui tutti viaggiano nella stessa direzione? A Lecce certamente no e sembra quasi che Spagnolo, già segretario cittadino e candidato alle primarie nelle ultime elezioni amministrative, voglia intestarsi la fronda anti-marti, mettersi a capo di quel gruppo che è rimasto scontento delle nomine del commissario Luigi D’Eramo e del senatore Roberto Marti.
«Le porte girevoli che si chiudono per chi crede davvero nella Lega e si aprono per chi pensa di essere al Circo Barnum, dove è possibile assistere allo spettacolo dei doppi e tripli salti mortali, saranno certamente la scenografia politica di riferimento per chi ora ha il banco e dà le carte. Non per me, né per molti di noi. Abbiamo assistito in questi mesi alla paradossale situazione di figure politiche che parlavano in nome e per conto della Lega dopo aver sostenuto la Giunta di centrosinistra di Carlo Salvemini o dopo aver dato il proprio contributo alla vittoria di Stefano Minerva alla Provincia. La scelta a Lecce di impallinare alle Primarie il proprio candidato per accordarsi con gli altri competitor, o fingere di farlo per restare immobili, la dice tutta sulla nuova linea. Per non parlare poi dei risultati alle Comunali che sembrano l’altra faccia della medaglia rispetto agli accordi trasversali per le regionali 2020 di cui tanto si parla».
Spagnolo evidentemente non ha compreso la logica che ha portato alle nuove scelte e per sgomberare il campo dalla facile obiezione “parli per ottenere qualcosa” giura di voler rinunciare a qualsiasi incarico dovesse essergli proposto a livello cittadino.
La sua vuole essere una battaglia di principio. E del resto che i suoi rapporti con Roberto Marti non fossero dei migliori lo si era capito il giorno dopo i risultati delle primarie a Lecce, quando l’ex coordinatore cittadino convocò una conferenza stampa per mettere in evidenza il disimpegno del senatore che pure qualche settimana prima, nella sede stessa della Lega, aveva giurato di appoggiare la candidatura di Spagnolo.
«Non ci entusiasma un partito in cui si va avanti con scelte personalistiche e verticistiche prese nella hall di un albergo o nella saletta privata di un altro. Non ci piacciono quelli che promettono tutto a tutti per tenerli fermi e immobili. Abbiamo la fortuna di essere uomini liberi e come tali ci vogliamo comportare. Ad oggi questa è la situazione e non sembrano esserci all’orizzonte immediati sviluppi positivi. Perciò, per essere sempre trasparenti, come la nostra coscienza ci impone, abbiamo deciso di non accettare alcun incarico che potrebbe esserci proposto in seno al partito».
Insomma, una vera e propria dichiarazione di guerra che, al momento, visti i rapporti di forze sembra uno scontro tra Davide e Golia, ma che non è detto che possa solleticare i malumori di chi nella Lega e nel centrodestra in generale a Lecce non vede alcun rinnovamento malgrado il messaggio chiaro e inequivocabile lanciato il 26 maggio scorso con il trionfo di Salvemini su Congedo.