Guerra tra clan rivali nel Nord Salento: chiesto il rinvio a giudizio per 96 persone


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I giudici della Procura Antimafia di Lecce, dopo la chiusura delle indagini preliminari del giugno scorso relative alle tre operazioni “Vortice Dejà-vù” "Paco" e “Dejà-vù ultimo atto”, hanno chiesto il rinvio a giudizio per 96 persone (Leggi tutti i nomi nell'allegato). 
 
Le persone coinvolte nell'inchiesta rispondono, in varia misura ed a diverso titolo, di ben ottantacinque reati, tra cui estorsione, usura, associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, tentato omicidio ecc. A supporto delle indagini, anche un collaboratore di giustizia, il 31enne Antonio Pierri, soprannominato Paco (da cui il nome della seconda operazione).

Il nutrito collegio difensivo è  composto dagli avvocati Antonio Savoia, Giuseppe Presicce, Andrea Starace, Francesco Tobia Caputo, Gabriella Mastrolia, Pantaleo Cannoletta, Angelo Vetrugno, Ladislao Massari, Paolo Cantelmo, Antonio Romano, Donata Perrone, Carlo Reho, Luigi Ingrosso, Benedetto Scippa; Maurizio Scardia, Francesco D’Agata, Giacinto De Spirito, Giuseppe Talò, Francesca Conte, Giancarlo Dei Lazzaretti, Alessandro Costantini, Cosimo Rampino, Paolo Spalluto, Elvia Belmonte, Silvio Caroli, Mario Ciardo, Michele Palazzo, Cosimo Casaluci, Andrea Capone e Cosimo Castriganò.  

La richiesta, a firma dei sostituti procuratori antimafia Guglielmo Cataldi e Giuseppe Capoccia è stata depositata presso l'ufficio del Gup Stefano Sernia che dovrà fissare la data dell'udienza preliminare. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del nucleo investigativo e dai Ros tra novembre e marzo scorso permettendo di smantellare i due clan facenti capo a Sergio Notaro (a questo apparterrebbero anche i fratelli Antonio e Patrizio Pellegrino; il primo estradato in Italia da poco e l'altro ancora latitante) e Marino Manca, in contrasto per il controllo del nord salento ed in particolare di Squinzano e paesi limitrofi; al centro della guerra di potere, gli affari legati alla droga ed al racket.