Consenso sociale e rapporti con la politica, questa è la nuova Sacra Corona Unita

26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 52 indagati a piede libero tra cui 3 pubblici amministratori di Squinzano per un totale di 78 persone. Sono questi i numeri dell’operazione Vortice Dejà-vu.

carabinieri

«Per conoscere i dettagli ci vorrebbero un paio di giorni». Ha esordito così, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta per sottolineare l’importanza dell’operazione denominata “Vortice-Deja vù” che ha permesso non solo di stringere il cerchio intorno a uomini vicini alla Scu, la Sacra Corona Unita, ma anche di fare luce sui rapporti che la criminalità sta tessendo sul territorio, rapporti di “reciproca sopportazione” che vedono i clan storici non più l’un contro l’altro armati, in contrasto tra di loro, ma uniti nel trovare nuove redditizie forme di ‘collaborazione’.

I numeri sono impressionanti: ventisei le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo barocco, che riguardano personalità di spicco appartenenti a vari gruppi mafiosi ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra, tentato omicidio, estorsione, usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, intestazione fittizia di beni, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico, abuso d’ufficio e corruzione per un atto d’ufficio, molti dei quali in “concorso” fra i vari indagati ed “aggravati dalle modalità e finalità mafiose”.

Per 21 di loro sono scattate le manette. Si tratta di Alessandro Bruni, di Squinzano, 57 anni; Saida Bruni (detta Margot) nata a San Pietro Vernotico, 21 anni; Gianluca Candita, 42 anni, di San Pietro Vernotico; Alessandro Caracciolo  (detto Frasola) leccese di 52 anni; Fabio Caracciolo, di Campi Salentina, 32 anni; Patrick Colavitto, 34 anni, di Mesagne; Damiano De Blasi, 24 anni, di Trepuzzi; Giovanni De Tommasi, 54enne di Campi Salentina; Liliana De Tommasi, 25enne di Campi Salentina; Gaetano Diodato, 45enne nato a Salerno; Angelo Di Pierro, 23enne nato a Taranto; Salvatore Elia, 33enne di Squinzano; Annamaria Lamarina, 41enne di Campi Salentina; Carlo Marulli, 42enne di Squinzano; Salvatore Milito, 42enne nato a Campi Salentina; Luca Mita, 28enne di Lecce; Fathi Rahmani, nato a Villeparisis (Francia), 29 anni; Alberto Russo, originario di Campi Salentina, 29 anni; Ilde Saponaro (detta Gilda), 48enne di Brindisi; Giovanni Tramacere, 39enne nato a Casella, in provincia di Genova e Luigi Vergine, 40enne di Campi Salentina.

Altri cinque, invece, sono ricercati tra cui i due dei fratelli Pellegrino che si troverebbero in Germania, Alessio Fortunato, Cyril Cedric Savary e Sergio Notaro l’altro capo del clan che alla vista dei carabinieri si è dato a una rocambolesca fuga sui tetti.

Ben 52, invece, sono  le persone indagate a piede libero per un totale di 78.  Ma a finire nei guai, non sono stati solo gli uomini vicini alla Sacra Corona Unita, particolarmente attivi nel Nord Salento, ma anche tre pubblici amministratori di Squinzano che ora dovranno difendersi dall’accusa, a vario titolo, di corruzione, falso e abuso d’ufficio: l’ex sindaco Gianni Marra, il comandante della polizia municipale, Roberto Schipa e l’attuale presidente del Consiglio comunale ed ex assessore provinciale di FI, Fernanda Metrangolo, madre di Carlo Marulli, uno degli arrestati nella notte, che stando a quanto ricostruito, per anni è stato autista del boss Patrizio Pellegrino. Il 42enne a detta degli inquirenti avrebbe fatto il «bello ed il cattivo tempo sia con la precedente che con l’attuale amministrazione» (qualche giorno fa, si sarebbe presentato in Consiglio comunale dove ha assunto «un atteggiamento intimidatorio poi sfociato in minacce esplicite» tanto che il Sindaco ha presentato formale denuncia), ma il suo nome sarebbe legato anche alla locale squadra di calcio «utilizzata per ottenere il consenso sociale dei cittadini» – come ha ribadito il procuratore Motta nel corso della conferenza- dove ha ricoperto la carica di Presidente.

Perché questo è un altro aspetto della criminalità, per così dire, nuovo: essere “ben visti” dalla popolazione è per i clan un obiettivo fondamentale. «A Squinzano non si muove foglia che Pellegrino non voglia» ha detto Motta proprio per sottolineare come la famiglia capeggiata da Francesco, detto “Zù Peppu  ergastolano e dai fratelli Patrizio e Antonio sia ancora al centro della vita sociale cittadina.

Della ricerca del consenso popolare ha anche parlato il pentito Ercole Penna, le cui dichiarazioni si sono rivelate utili per i magistrati anche in questa indagine. Insomma, Squinzano doveva diventare come Mesagne, dove in più di un’episodio la cittadinanza non ha perso occasione per manifestare la sua solidarietà alla criminalità organizzata.

Marra e Schipa, invece, sono accusati di aver in un certo senso agevolato Antonio Pellegrino, appena scarcerato, ad ottenere un alloggio popolare, superando tutti in graduatoria.Un episodio che aveva destato non poche perplessità vista la difficoltà ad ottenere una casa. Si è poi scoperto che era avvenuto ‘grazie’ ad una relazione falsa redatta dal Comandante dei vigili urbani in cui si certificava che la mamma di Pellegrino, in cura presso il Centro di Igiene Mentale, viveva con il figlio in un condizioni disagevoli. Gli inquirenti ritengono che il Sindaco fosse ben a conoscenza di quale fosse la reale situazione e avesse così ‘requisito’ una delle case per darla a Pellegrino. È stato il frutto di una sorta di intimidazione ambientale. 

Altro clan tradizionale di spicco è quello di Giovanni De Tommasi, detenuto da qualche anno, che dal carcere ha continuato a controllare il territorio. Ci sarebbe, sempre secondo al ricostruzione fatta nelle indagini, il fidanzato o il presunto fidanzato della figlia, Damiano De Blasi che avrebbe scritto al boss per chiedergli esplicitamente l’autorizzazione ad operare sul territorio di Campi Salentina, ma l’influenza nell’area dello storico capo della Scu leccese, avveniva anche attraverso le direttive impartite nel corso dei colloqui carcerari con la moglie Ilde Saponaro.

Il sodalizio tra i due clan, risultato attivo nei settori delle estorsioni, dell’usura, dello spaccio di stupefacenti e del gioco d’azzardo, ha fatto il resto. In particolare, dalle indagini è emerso un fiorente traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti da Cyril Cedric Savary con alcuni fornitori colombiani e spagnoli. Le partite di narcotico, importate con corrieri a bordo di automezzi, erano gestite dai due gruppi, come detto dal clan De Tommasi per Campi Salentina e da Pellegrino/Notaro per Squinzano, che provvedevano alla commercializzazione al dettaglio e alla loro distribuzione ad altri gruppi operanti a Lecce, Brindisi e Taranto. Era in progetto anche un consistente traffico di stupefacenti con la Danimarca e la Germania, stroncato sul nascere dall’operazione. I ricavi della vendita di droga, di solito, venivano utilizzati per finanziare il giro di usura. Insomma, venivano erogati prestiti ad alcune vittime che, anche con violenze e minacce, venivano poi indotte a corrispondere esosi tassi di interesse.

Inoltre, sempre nel corso delle fasi preliminari dell’attività investigativa, 13 persone sono state arrestate in flagranza di reato ed altre 3 persone sono state raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare per il duplice tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca avvenuto a Settembre 2011.

Non solo, per quanto riguarda  i profili associativi e le dinamiche mafiose locali, l’attività ha consentito di ricostruire anche le contrapposizioni in territorio squinzanese, tra il clan “Pellegrino” ed il gruppo capeggiato da Manca, già affiliato al clan “De Tommasi”. Il contrasto tra i due gruppi ha registrato il verificarsi di ulteriori episodi intimidatori di un gruppo verso l’altro che ha rischiato di sfociare in una vera e propria guerra di mafia per il controllo delle attività criminali nei comuni di Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi e Casalabate. Ma anche i rapporti ricuciti tra il clan “De Tommasi” e quello dei “Tornese” attivo a Monteroni di Lecce.



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