800 migranti ammassati ‘come pecore’ nella Blue Sky: invocati 9 anni di carcere per il comandante

Invocata la condanna anche per gli altri tre presunti scafisti di origine siriana partiti dalla Turchia ed approdati il 30 dicembre 2014, nel porto di Gallipoli. Nella prossima udienza, fissata per il 9 febbraio, dovrebbe arrivare la sentenza del Gup Giovanni Gallo.

Chiesti quasi 30 anni di reclusione per i quattro scafisti di origine siriana della nave “Blue Sky”, approdata all'alba del 30 dicembre 2014, nel porto di Gallipoli, con a bordo circa 800 profughi. Il procuratore aggiunto Antonio De Donno, in sostituzione del collega Guglielmo Cataldi, titolare dell'inchiesta, nel processo celebratosi con il rito abbreviato ha invocato una condanna a: 9 anni per il comandante; 7 anni ed 8 mesi per il suo vice; 6 anni e 6 mesi per due membri dell’equipaggio.
 
Nella prossima udienza fissata per il 9 febbraio, si terrà l'arringa difensiva degli avvocati Elvia Belmonte e Salvatore Centonze. Subito dopo, dovrebbe arrivare la sentenza del gup Giovanni Gallo. 
 
Nella scorsa udienza del 19 dicembre, gli scafisti hanno dato la loro ricostruzione dei fatti sull'accaduto, rilasciando spontanee dichiarazioni in aula. Durante l'ascolto in aula, i quattro si sarebbero accusati a vicenda, addossandosi le varie responsabilità. Uno di essi avrebbe anche affermato di avere subito minacce da un altro degli indagati che voleva ottenere da lui del denaro.

I quattro hanno ricostruito il lungo viaggio con cui avrebbero condotto fino al Salento, circa 800 persone, ammassate "come pecore" (recita l'accusa); partiti dal golfo di Mersin in Turchia ed  approdati nelle primissime ore del 30 dicembre 2014, nel porto di Gallipoli dopo un viaggio durato dieci giorni.

I presunti scafisti hanno poi raccontato le ragioni che li avrebbero spinti a commettere il grave reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli indagati sarebbero stati concordi nell'affermare di avere accettato un incarico così cinico e crudele, poiché volevano sfuggire alla guerra che imperversava nel proprio paese di origine. Lì, erano costretti ad arruolarsi come soldati e combattere una guerra che probabilmente li avrebbe visti soccombere.
L’inchiesta fin da subito ha delineato l’esistenza di un’organizzazione criminale transnazionale.

Al vertice dell’organizzazione vi era un sodalizio criminale impegnato in attività illecite in più Stati, tra cui Turchia, Romania, Siria e Libano. I membri dell’equipaggio sarebbero stati pagati circa 50mila dollari a testa e reperivano i migranti intenzionati ad avvalersi del trasporto illegale verso l’Italia a bordo della nave.

Ogni migrante ha pagato, per quell’ennesimo viaggio della speranza, una cifra vicina ai seimila dollari. Per lo più siriani e molti professionisti, tra cui insegnanti, medici, avvocati, in fuga dalla devastazione del proprio Paese con la famiglia. Ricordiamo infine, che proprio il 21 dicembre scorso, il procuratore capo Cataldo Motta ha emesso un provvedimento, in base al quale la Blue Sky verrà demolita. L'operazione avverrà nel porto di Taranto, dopo il trasferimento del cargo da quello di Gallipoli. 



In questo articolo: