
Chiusa l’inchiesta sull’ex sindaco di Neviano e su altri 17 indagati, coinvolti nel blitz del febbraio scorso che portò a 15 arresti. L’avviso di conclusione delle indagini porta la firma del pubblico ministero Carmen Ruggiero.
L’avvocato Antonio Megha, 62 anni, ex sindaco di Neviano ed assessore alla cultura dimissionario, tuttora agli arresti domiciliari, deve difendersi dall’accusa di voto di scambio politico mafioso. Non solo, poiché la Procura rispetto all’ipotesi accusatoria iniziale, contesta ora anche l’aggravante di avere agevolato un sodalizio mafioso.
Secondo l’accusa, in cambio della promessa di Michele Coluccia formulata per il tramite di Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nella elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese adempiendo a qualsiasi incombenza e nell’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda che operava nel settore della raccolta dei rifiuti urbani (leggi le intercettazioni).
Antonio Megha, assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto, potrà chiedere di essere interrogato entro i prossimi venti giorni. Stesso discorso per gli altri 17 indagati. Si tratta di: Emanuele Apollonio, 25 anni di Aradeo; Michele Coluccia, 63 anni, di Noha (frazione di Galatina); Antonio Coluccia, 65 anni, di Noha; Pasquale Anthoni Coluccia, 30 anni, di Galatina; Silvio Coluccia, 52 anni, di Aradeo; Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha; Antonio Bianco, 49 anni, di Aradeo; Marco Calò, 47 anni, di Aradeo; Vitangelo Campeggio, 49 anni, di Lecce Luigi Di Gesù, 52 anni, di Cutrofiano; Alì Farhangi, 61 anni, di Surbo; Nicola Giangreco, 54 anni, di Aradeo; Stefano Marra, 29enne di Aradeo; Renato Puce, 45 anni, di Corigliano; Gabriele Serra, 25 anni di Aradeo; Cosimo Tarantini, 56 anni, di Neviano; Sergio Taurino, 57 anni, di Lecce.
Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Vergine, Giancarlo Dei Lazzaretti, Andrea Starace, Luigi Greco, Michele Gorgoni, Ladislao Massari, Luigi Piccinni, Pantaleo Cannoletta, Rita Ciccarese, Alexia Pinto, Raffaele Benfatto, Antonio Savoia, Fabio Mariano, Selene Mariano, Angelo Vetrugno, Giovanni Apollonio.
Rispondono a vario titolo delle accuse di: associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine si è sviluppata nei territori di Galatina, Aradeo, Neviano, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto ed è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.
Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso l’attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio dello spaccio di droga, oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica.
Ricordiamo che dopo l’arresto di Antonio Megha si è insediata la commissione prefettizia di accesso agli atti amministrativi per verificare il pericolo di infiltrazioni mafiose.