La tubercolosi è una malattia infettiva che ha attanagliato intere generazioni nei tempi passati. Ma nemmeno più di tanto passati.
In base ai dati ripresi dall’associazione Salute Salento, la malattia che si credeva ormai debellata, ha visto un boom di ricoveri al reparto di Malattie Infettive del Fazzi nel 2014, con 19 soggetti affetti da Tbc, di cui 11 stranieri. Nel 2016 i casi furono 12. A questi vanno aggiunti i ricoveri nel reparto di Galatina.
Oggi il laboratorio di Patologia clinica e Microbiologica del Fazzi, diretto dal dr. Giovanbattista Lobreglio, è in grado di ricercare nell’espettorato il bacillo della tubercolosi e di rilevare la presenza del gene che conferisce resistenza all’antibiotico utilizzato per il suo trattamento (rifampicina).
«Questo è stato reso possibile – spiega il dr. Lobreglio – grazie alla recente acquisizione di piattaforme tecnologiche avanzate. Il test inoltre, insieme ad altre indagini, consente di avviare un appropriato trattamento del paziente».
La stessa strumentazione permette di rilevare le sequenze geniche responsabili della resistenza agli antibiotici di alcuni batteri.
Sullo stesso analizzatore in dotazione al Fazzi si possono ricercare le sequenze di DNA per le tossine di un batterio, spesso responsabile della diarrea da antibiotici e consente, quindi, di avviare un trattamento efficace.
Sono anche altri i test importanti ripresi in laboratorio, come l’attivazione in vitro dei granulociti basofili (BAT) utili per la diagnosi e la prevenzione di reazioni avverse a farmaci e i test di aggregazione delle piastrine con aspirina per valutare l’efficacia di questi farmaci nel trattamento delle malattie cardiovascolari (sindromi coronariche, ictus, attacchi ischemici transitori, ecc).