Omicidio Carmine Greco: finisce sotto processo Marcello Padovano

Questa mattina nell’udienza preliminare, il giudice ha rinviato a giudizio il 54enne gallipolino, Marcello Padovano, soprannominato Briocha e il cugino della vittima Nicola Greco, detto Nico. Il delitto si consumò il 13 agosto del 1990, a Gallipoli.

Sarebbero stati rispettivamente, il mandante e l’autore materiale dell'omicidio di Carmine Greco ed entrambi, finiscono "sotto processo". Questa mattina nell'udienza preliminare, il gup Simona Panzera, su richiesta del pubblico ministero  Elsa Valeria Mignone ha rinviato a giudizio: il 54enne gallipolino, Marcello Padovano, detto “Briocha" difeso dagli avvocati Gabriele e Giovanni Valentini, ed il coimputato  Nicola Greco, detto “Nico”, di 43 anni, difensori, Marcello Petrelli, Renata Minafra e Ladislao Massari.

Padovano e Greco dovranno presentarsi in data 7 gennaio per l'inizio del processo, dinanzi ai giudici della Corte di Assise di Lecce. I difensori di quest'ultimo, avevano chiesto il giudizio abbreviato "condizionato" all'ascolto delle registrazioni dell'interrogatorio del collaboratore di giustizia, Carmelo Mendolia, Il giudice ha rigettato la richiesta, così come la questione preliminare avanzata dagli stessi avvocati, riguardanti la nullità del capo d'imputazione. Secondo i  legali di Greco, infatti, nel fascicolo dibattimentale dovevano essere incluse le registrazioni dell'interrogatorio di Mendolia. La convivente della vittima, all'epoca dell'agguato mortale, si è costituita parte civile difesa dall'avvocato Silvio Giardiniero.

Il delitto di Carmine "Nenè" Greco si consumò ben 25 anni fa, precisamente il 13 agosto del 1990. Il giovane venne raggiunto da quattro colpi di pistola, alla periferia di Gallipoli davanti alla moglie e al figlio. Gli investigatori ritennero fin da subito che si trattasse di un delitto di mafia e sia Padovano che Greco, furono arrestati agli inizi di dicembre. Secondo quanto emerso al termine delle indagini, Carmine Greco venne ucciso perché decise di "mettersi in proprio" nell'ambito dello spaccio di droga, dissociandosi dal clan.

Un peso decisivo, ebbero le dichiarazioni fornite da alcuni collaboratori di giustizia, in particolare dal siciliano Carmelo Mendolia. Al termine del processo di primo grado, furono emesse due condanne nei confronti del boss Pompeo Rosario Padovano e di Carmelo Mendolia



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