Per la presunta truffa ai danni di una senegalese Francesco D’Agata resta in carcere

Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione per il 38enne avvocato leccese. Il suo difensore Luigi Rella aveva chiesto la revoca dell’ordinanza di misura cautelare.

L’avvocato Francesco D’Agata rimane in carcere. Il Tribunale del Riesame (Presidente e relatore, Maria Pia Verderosa, a latere Antonio Gatto e Anna Paola Capano) ha rigettato la richiesta di scarcerazione per il 38enne leccese. Entro i termini stabiliti dalla legge, verranno depositate le motivazioni della sentenza.

In mattinata, nel corso della discussione in aula, l’avvocato Luigi Rella hachiesto la revoca dell’ordinanza di misura cautelare. Secondo il legale, la detenzione in carcere sarebbe sproporzionata rispetto ai presunti reati commessi da Francesco D’Agata. Dunque, la scarcerazione del 38enne avvocato leccese o in subordine gli arresti domiciliari, per la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza e per l’insussistenza del rischio di reiterazione del reato. Sempre nell’ambito della discussione in aula, il pubblico ministero Massimiliano Carducci  ha ribadito la propria tesi accusatoria.

Francesco D’Agata è stato arrestato il 12 ottobre scorso per una presunta truffa ai danni di una senegalese, corredata da una falsa sentenza. Ricordiamo che nei giorni scorsi, il gip Cinzia Vergine ha rigettato una prima richiesta di scarcerazione o di sostituzione della misura, presentata dal suo difensore. La versione fornita dall’avvocato D’Agata sarebbe diametralmente opposta a quella della signora senegalese. Riguardo il reato principale di truffa aggravata, questi ha ricostruito la dinamica affermando che dopo aver vinto la causa e ottenuto più di 600mila euro dal Fondo Vittime della Strada, avrebbe concluso un “patto di quota lite” (doveva essere retribuito in proporzione alle somme percepite come risarcimento del danno dalla signora senegalese coinvolta in un terribile incidente stradale).

Non solo, Francesco D’Agata (tra i referenti dello “Sportello Dei Diritti”, di cui è Presidente il padre Giovanni) avrebbe anche sostenuto che la falsificazione della sentenza, sia stata messa in atto dalla signora senegalese per occultare al marito la cifra esatta del risarcimento. Dunque, sarebbe stata la presunta vittima a versare le somme di denaro “contestate”. Il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto (attraverso l’ordinanza con cui ha rigettato l’istanza di scarcerazione) che le dichiarazioni di D’Agata fossero inattendibili e contraddittorie. Anche perché, la signora senegalese ed il marito sono stati riascoltati dal magistrato e la loro versione è stata invece ritenuta veritiera.



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