Religione, ambiente e ‘salvaguardia del Creato’: la Chiesa leccese in un dialogo a più voci

L’Arcidiocesi di Lecce affronta il tema ambientale sul sagrato della Chiesa di Santa Rosa in occasione della IX Giornata per la salvaguardia del Creato; una serata di preghiera e dialogo interreligioso.

Una delle canzoni più belle che il mondo intero abbia mai ascoltato e assimilato ha echeggiato forte per le vie del quartiere 'Santa Rosa' lanciando un messaggio: l’ambiente, o meglio ancora il ‘Creato’, va custodito, protetto, amato; e per farlo bisogna ‘cantare’ all’unisono. Immaginiamolo. ‘Imagine’, parafrasando John Lennon. Non serve poi così tanto per riunire religioni diverse in un’unica sinfonia. ‘Imagine all the people’, dunque. Immaginiamo tutte le persone comprendersi l’un l’altra a difesa di un diritto che appartiene a tutti: quello dell’umanità all’ambiente.

L’Unione Europea lo definisce ‘Sviluppo Sostenibile’ (ovvero garantire alle future generazioni la possibilità di godere del proprio ecosistema nella stessa misura in cui ne si gode oggigiorno); la Chiesa cattolica, invece, usa il termine ‘Salvaguardia del Creato’, tanto da dedicarci addirittura una giornata tematica annuale da ben nove anni a questa parte. E proprio ieri, sul sagrato della Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa (di cui è Parroco Don Antonio Montinaro), si è tenuta la “IX Giornata per la salvaguardia del Creato” in occasione della festa settembrina – dedicata all'omonima santa – che da anni ormai ravviva lo storico rione leccese.

Educare alla custodia del creato per il bene dei nostri paesi e delle nostre città” è il titolo dell’argomento trattato durante la serata – organizzata dall’Arcidiocesi di Lecce – nonché fortemente voluto dal delegato diocesano ecumenismo e dialogo, Massimo Vergari. Sue, infatti, le parole d’introduzione all’evento:« Un’occasione per condividere e potenziare, attraverso la preghiera, l’impegno di educare e responsabilizzare tutti, a una cultura di prevenzione, ispirata dalla verità delle differenti fedi. Nessuno deve restare spettatore, ma tutti protagonisti vigilando con cura e accrescendo la cultura ecologica. Aiutati dalla forza della preghiera possiamo cambiare  e rinnovare la faccia della nostra terra nel giusto scambio d’amore fra la Creazione e il Creatore»

Succede così che vari esponenti di diversa religione si incontrino su un tema che oltrepassa i confini dogmatici; anche se sarebbe più corretto utilizzare il termine ‘custodia’. Momento significativo è stato l’apposizione di una pianta d’ulivo – simbolo di speranza e pace – ad opera di alcuni giovanissimi credenti di religioni diverse; il tutto accompagnato proprio dalle note di ‘Imagine’, arrangiata però dalla cantante israeliana Noa e dall’artista algerino Khaleb, simbolicamente insieme.

Il dialogo interreligioso può, pertanto, aprire nuove strade e placare l’uso improprio degli uomini di ciò che, secondo i testi sacri, Dio donò loro. Presente all’incontro anche l’Arcivescovo Metropolita della Città di Lecce, Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, che ricordando gli ultimi accadimenti disastrosi sul Gargano – e in particolar modo a Peschici – si domanda:«Abbiamo adempiuto correttamente al compito di custodire il Creato offertoci dal Creatore? Siamo i primi responsabili ad interrompere il flusso di bellezza e bontà che l’opera di Dio esprime. L’imprevedibile esiste, ma vanno aggiunte anche ulteriori responsabilità di natura umana. A cosa siamo chiamati? La nostra missione è, oltre che custodire, quella di proteggere il Creato, accompagnandolo nei suoi frutti».

Da anni, le diocesi italiane si occupano della tematica ambientale (contrariamente, forse, a quanto l’opinione pubblica immagini) parlando addirittura di ‘Giardino Violato’: inquinamento, eventi estremi; e se l’uomo avesse costruito dove non doveva? Manca una giusta cultura preventiva. Lo stesso Papa Francesco – come ricordato da Don Nicola Macculi nel suo intervento – nella sua ‘Evangeli Gaudium’ parla di coscienza ecologica da migliorare (se non proprio sviluppare).

Interessante anche il punto di vista esposto da Saiffeddine Maaroufi, Imam di Lecce, nelle vesti di voce islamica:«Per i musulmani, ad esempio, non si può iniziare a pregare senza essersi prima purificati con l’acqua; essa abbonda in certi posti, ma scarseggia in altri. La colpa è anche nostra. Se tale dono non viene tutelato, un giorno ci sarà tolto. Bisogna insegnare ai bambini, sin dall’inizio, che pregare e adorare Dio significa avere cura del Creato»

Le altre voci sono state quelle di: Fabio Biagini (ebraica; non presente di persona, ma tramite un messaggio letto durante l’incontro); Isabelle Oztasciyan Bernardini (ortodossa, che ha analizzato la doppia funzione dell’elemento fuoco. Segno del sacro, dello Spirito Santo, ma anche di distruzione e guerra); Livio Ruggero (cattolica); Helen Coker (metodista).

Al termine dei lavori, una riflessione è d’obbligo. Nella Bibbia esiste un passo della Genesi che recita così ‘Riempite la Terra e soggiogatela; probabilmente, alcuni uomini hanno preferito interpretare la frase solo sotto l’aspetto dello sfruttamento incondizionato. E invece no. Un conto e vivere dei frutti della terra, un altro è fregarsene altamente di ciò che per legge – tanto umana quanto divina – dovremmo distribuire nelle giuste proporzioni. 



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