Colonie feline e decoro urbano, quando anche a Lecce le norme non vengono rispettate

Le colonie feline sono un valido strumento per combattere il randagismo. Non sempre, purtroppo, si fa attenzione all’igiene e al rispetto del bene comune…

L’insistenza e la tutela delle colonie feline urbane sono garantite dallo Stato Italiano che, attraverso una serie di normative ah hoc, ne riconosce la realtà e l’utilità sociale.

Proprio così. Il principale scopo delle colonie feline, infatti, è quello di combattere il fenomeno del randagismo nelle nostre città tenendo sotto controllo le nascite grazie alla sterilizzazione degli gatti che ne fanno parte.

La necessità di ricorrere a una tale istituzione sorse nel nostro Paese già negli anni ’60 come ulteriore strumento per combattere il diffondersi di malattie assai pericolose come la rabbia che, è cosa nota, si trasmette da animale a uomo.

Quello che, però, forse non tutti sanno è che in realtà i mici appartenenti a una colonia felina non sono privi di padrone, come si può immaginare. Al contrario, un padrone ce l’hanno e questi è il sindaco del comune all’interno del quale, per così dire, risiedono.

Per farla breve, i “gattari” si prendono cura dei gatti di proprietà del primo cittadino. E, fin qui, nulla questio.

Il problema viene a presentarsi quando, anziché mirare al mantenimento del decoro e dell’igiene dei centri abitati ospiti di queste comunità a quattro zampe, alcune di esse sembrano essere gestite nella più totale indifferenza e disattenzione verso questi ultimi.

Non è infatti raro, oggigiorno, incappare in angoli di strade, anche abbastanza frequentate, letteralmente invase da piattini, scatolette e coppette utilizzati per nutrire i membri di questa o quella colonia e poi abbandonati lì come nulla fosse. E questo nella migliore delle ipotesi!

Perché possiamo assicurarvi che la scena in cui ci è capitato di imbatterci lo scorso sabato sera ha davvero dell’incredibile.

Immaginate di trovarvi a passeggiare nella centralissima Piazza Sant’Oronzo di Lecce in pieno weekend, quando il centro storico è gremito di gente, studenti fuori sede e turisti e, mentre costeggiate l’anfiteatro romano, notare sul cornicione che fa da perimetro a un così importante sito archeologico del capoluogo salentino una manciata di croccantini per gatti su cui, nel frattempo, si sono “fiondati” a banchettare alcuni limacidi (meglio note come lumache senza guscio).

Ora, la legge n. 281 del 14 agosto 1991 disciplina le modalità di costituzione delle colonie feline, la salvaguardia degli animali che ne fanno parte e, ancor più importante, le responsabilità di chi se ne fa carico, ivi incluso l’onere di rispettare le norme igienico-sanitarie del suolo pubblico provvedendo, al termine di ogni pasto, alla pulizia della zona in cui i gatti sono alimentati.

Ergo, la necessità di stabilire orari certi durante i quali nutrire gli esemplari della colonia stessa. Anche perché si presume che la presenza di uno o più branchi felini tra i vicoli dei nostri comuni sia un valido strumento biologico nel contrasto alla proliferazione di altre bestiole come ratti e topi ma, è chiaro, se invece ai gatti viene data la possibilità di cibarsi di pappette e quant’altro a qualsiasi ora, la natura predatoria ne viene fortemente inibita con la conseguenza di ritrovarsi con mici sazi, strade sporche e roditori liberi di vagare indisturbati per le nostre vie e piazze.

Non ci pare sia questo il modo migliore di fare. Non ci pare sia giusto che una delle attrazioni turistico-culturali della nostra città venga utilizzata come lettiera.

Facciamo pertanto un appello al Sindaco Carlo Salvemini affinché, assieme alle altre autorità competenti e alla locale azienda sanitaria, provveda a che le norme in materia vengano rispettate sotto ogni aspetto, di modo da garantire tanto il sostentamento di tutti i gatti delle colonie feline di Lecce e di cui, come abbiamo già sopra ricordato, egli stesso ne è il padrone, quanto la salvaguardia del bene comune e della salute pubblica.



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