In questi giorni si è parlato tanto della ‘famiglia del bosco’ di Palmoli e ci viene quasi naturale pensare ai Sovereign Citizen, ovvero a quel gruppo di persone nato in America e assai diffuso anche in Australia, Paese di origine della ‘signora del bosco’.
L’elemento di maggiore somiglianza risiede nel disconoscimento di una parte, o della totalità, del potere dello Stato e delle sue istituzioni.
I Sovereign Citizen rifiutano in modo esplicito la legittimità del governo e delle leggi vigenti (come tasse, patenti, licenze, tribunali). Sostengono di essere soggetti solo alla “legge comune” o a interpretazioni legali personali, ritenendo che il cittadino sia libero e sovrano al di fuori delle strutture burocratiche e legislative che sarebbero illegittime.
Nel caso della ”Famiglia nel Bosco” di Palmoli possiamo dire che la coppia in questione, pur non adottando necessariamente la teoria legale dei Sovereign Citizen, ha uno stile di vita che è espressione radicale di rifiuto pratico della società e delle sue regole. Hanno scelto l’isolamento, negando l’accesso ai bambini a istituzioni fondamentali come la scuola e i servizi sanitari standard, in una chiara opposizione alle norme sociali e agli obblighi legali che regolano lo sviluppo e l’istruzione dei minori. La loro scelta è una forma di “resistenza alle ideologie dominanti” e alla dipendenza dal sistema.
Entrambi, ci par di capire, condividono un forte impulso verso l’autonomia e l’isolamento come mezzo per raggiungere la loro libertà ideale. I Sovereign Citizen cercano l’autonomia attraverso l’interpretazione legale e la creazione di una realtà giuridica alternativa. La “famiglia nel bosco” cerca l’autonomia attraverso l’autosufficienza materiale, vivendo fuori dalle comodità e dalle tecnologie della società moderna e rifiutando le “contaminazioni”.
Il nodo cruciale per entrambi è il confine tra la libertà individuale/familiare e la responsabilità collettiva/statale:
Entrambi pongono un’enfasi assoluta sulla libertà di autodeterminazione e sulla non ingerenza del potere pubblico. Nel caso della famiglia, il conflitto è diventato concreto sul piano dei diritti dei minori, dove la libertà educativa dei genitori si scontra con il dovere dello Stato di garantire il diritto all’istruzione, alla salute e alla socialità dei bambini, che la legge pone al di sopra dell’autonomia familiare assoluta.
In sostanza, mentre i Sovereign Citizen usano un’argomentazione pseudo-legale, la famiglia nel bosco esprime un rifiuto esistenziale e pedagogico. Entrambi, però, sfidano l’autorità dello Stato moderno in nome di una forma estrema e non negoziabile di libertà personale/familiare.
Il dibattito sulla Famiglia nel bosco sembra diventare sempre più una battaglia politica . L’ America arriva sempre ovunque, sarà arrivata in Italia?
