Rincari bollette di gas e luce, perché le famiglie rischiano la stangata da ottobre

Bollette in aumento dal prossimo ottobre. Si teme la stangata: 500 euro in più a famiglia, tra luce e gas. Complici la ripresa dell’economia e la crescita dei permessi per l’emissione di Co2. E il Governo è chiamato a correre ai ripari.

Il sentore di possibili rincari sulle bollette c’era, ma il rischio è che l’aumento della spesa per luce e gas vada oltre ogni previsione. A lanciare l’allarme è il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani intervenuto sul palco del convengo della Cgil a Genova. Per l’ex docente di nanotecnologie di Unisalento il pericolo da evitare è una maggiore spesa di 500 euro a nucleo famigliare: 100 per la luce e 400 per il gas, a partire dal prossimo 1 ottobre. Un aggravio del 40% sulla bolletta elettrica che arriva secondo in ordine di tempo dopo l’aumento del 20% registrato lo scorso trimestre. E che getta una luce sull’andamento dei mercati e sulla necessità di investire in politiche innovative sul fronte dell’energia.

«Dobbiamo portare la quantità di energia elettrica prodotta in Italia oltre il 70% da sorgenti rinnovabili», ha spiegato Cingolani, dopo aver individuato i motivi dei rincari nell’aumento del prezzo del gas a livello internazionale e l’aumento del prezzo della Co2 prodotta.

Non è ancora chiaro, infatti, di quanto aumenteranno le bollette delle famiglie italiane. A sgombrare il campo dai dubbi sarà a inizio ottobre l’Arera – l’autorità per l’energia – che comunicherà l’aumento nel consueto aggiornamento trimestrale. Più chiaro è invece lo sfondo sul quale si stagliano i rincari e i movimenti che stanno caratterizzando l’andamento del mercato dell’energia. Ad oggi, anzitutto, si registra un trend al rialzo dei prezzi di gas ed energia elettrica. A determinare gli aumenti è la ripresa economica seguita ai lockdown.

Ma anche la crescita dei prezzi per gli Ets (Emission Trading Scheme), ossia i permessi di emissione di Co2, e dunque i permessi di inquinare. Secondo lo schema normativo vigente in Ue, le grandi imprese devono pagare per le emissioni, acquistando i permessi. E viste le politiche più restrittive e i parametri più ferrei della Ue in materia di inquinamento, le imprese sono costrette ad acquistare più permessi, che nel frattempo hanno raggiunto i massimi storici. Così determinando un costo che le imprese scaricano sulle bollette dei consumatori.

I rincari costringono così il Governo a correre ai ripari per la seconda volta in pochi mesi. Già a inizio luglio l’esecutivo aveva stanziato 1,2 miliardi per evitare un aggravio sulle tasche dei consumatori. Oggi invece è attesa la riunione del Tesoro, con il ministro dell’economia, Daniele Franco chiamato a evitare la stangata per le famiglie italiane, che ha già sollevato malumori sotterranei e accuse all’intero sistema del settore elettrico.

A puntare il dito sull’organizzazione del settore è la Flaei Cisl, che in una nota esprime tutto il proprio disappunto. “Sono oltre 20 anni che il sistema è stato riformato. La liberalizzazione avrebbe dovuto offrire all’utente finale la libertà di scelta del fornitore. Sarebbe stato più utile precisare: libertà di scegliersi chi l’energia te la fattura, prescindendo dai suoi costi reali, essenzialmente dovuti alla produzione elettrica e alla distribuzione. Oltre 20 anni in cui gli italiani non hanno valutato conveniente il passaggio al mercato libero e sono rimasti ancorati al vecchio sistema oggi gestito dall’Acquirente Unico che offre prezzi inferiori a quelli di mercato. Eppure, anziché prendere atto e cambiare registro, sono state lasciate libere 753 aziende venditrici di assediare i cittadini con promesse infondate, con notizie false, con tentativi di raggiri di ogni genere: l’importante è costringere a farlo, con ogni mezzo, chi il mercato non l’ha ancora scelto”.

Flaei Cisl auspica un cambiamento radicale. “Un sistema efficiente e garantito – affermano dalla Segreteria nazionale – si assicura con politiche industriali serie che sappiano coniugare aspetti tecnici con finalità economiche. Che sappiano assicurare copertura e continuità universali. Se domani l’energia elettrica sarà prodotta soltanto da fonti rinnovabili contrattualizzate; se il trasporto, la distribuzione e la misura saranno regolati dai prezzi fissati dall’Autorità di Settore tali da coprire oltre il 90% del costo del Kwh, che senso ha perdersi in una continua ricerca di formule, regole e alchimie che hanno lo scopo di far impazzire l’utenza e gli operatori senza alcun beneficio né economico né di funzionalità del servizio?”.



In questo articolo: