​Operaio morì schiacciato da un’impastatrice all’interno dell’azienda Scarlino. Il ‘re dei würstel’ rischia il processo

Il pubblico ministro chiede il rinvio a giudizio per Attilio Scarlino ed altre sette persone tra dirigenti, tecnici e operai del noto salumificio di Taurisano. Mario Orlando, a soli 53 anni, fu stritolato nell’agosto di tre anni fa da una macchina impastatrice tedesca.

La Procura chiede il rinvio a giudizio per i presunti responsabili della morte di Mario Orlando, avvenuta il 30 agosto del 2013all’interno del salumificio “Scarlino.

Il pubblico ministro Carmen Ruggiero, dopo la chiusura delle indagini preliminari del febbraio scorso, chiede che finiscano sotto processo, otto persone tra dirigenti, tecnici e operai del noto salumificio di Taurisano. Si tratta di  Attilio Scarlino, 53 anni, amministratore unico dell'azienda; Antonio Scarlino, 44 anni, responsabile della sicurezza (entrambi di Taurisano); Luigi De Paola, 45 anni di Ruffano, capo del reparto di produzione; Antonio Scarlino, 62 anni di Taurisano, operaio manutentore; Daniele Carangelo, operaio 37enne di Taurisano; Massimo Rizzello, operaio manutentore di 33 anni,anch'egli di Taurisano; Roberto Vocino, 46 anni, originario di Apricena ( Provincia di Foggia), tecnico della Inotec, l'azienda che ha prodotto l'impastatrice "incriminata"; Fred Sprenger, 52 anni di Reutlingen, tecnico tedesco della medesima azienda. 

Le accuse contestate a vario titolo ed in diversa misura agli indagati, sono: reato di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; false informazioni al pubblico ministero e al favoreggiamento.“

Le indagini sono durate quasi tre anni e condotte dagli uomini del commissariato di polizia di Taurisano, diretto dal vicequestore aggiunto Salvatore Federico. L'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Carmen Ruggiero, si è avvalsa della consulenza dell’ingegner Cosimo Prontera che ha effettuato numerose perizie sul macchinario incriminato. Orlando a soli 53 anni, fu stritolato nell'agosto di tre anni fa, da una macchina impastatrice di fabbricazione tedesca; dotata all'origine, secondo la Procura, dei necessari sistemi di sicurezza, ma poi rimossi perché ritenuti troppo costosi. L'operaio, chiamato a lavare la vasca destra del macchinario, fu schiacciato dalle pale in movimento. Secondo la tesi della Procura, esse non si sarebbero mai dovute azionare e nemmeno bloccare all’istante una volta all'interno, vista l’assenza dei sistemi di sicurezza.

Nello specifico, Ai fratelli Attilio e Antonio Scarlino, a Luigi De Paola e all'operaio Antonio Scarlino, oltre che a Roberto Vocino e Fred Sprenger, viene contestato di aver "manomesso" il macchinario per evitare interruzioni nella produzione. A questa operazione, avrebbero compartecipato anche i due tecnici in forza all'azienda tedesca. Avrebbero impedito l'installazionedegli interruttori di blocco dei mescolatori dell’impasto, la cui funzione è di impedire il movimento delle pale di macinazione a vasche aperte. A quattro indagati, inoltre (facendo eccezione per Vocino e Sprenger), viene contestata anche la rimozione e il mancato ripristino di una serie di sistemi di cautela: il cancello con serratura elettrica ; la griglia di protezione della coclea di alimentazione; gli interruttori di blocco dei mulini in caso di apertura del coperchio; il sistema di arresto immediato dei mescolatori; l’interruttore sulla griglia di protezione.

L’amministratore Attilio Scarlino, sempre secondo il magistrato inquirente, non avrebbe adeguatamente" formato" gli operai che si dovevano occupare dell’uso e della pulizia del nuovo macchinario.Invece, l'operaio Daniele Carangelo, sentito dal pubblico ministero come persona informata sui fatti, sul posto di lavoro al momento dell’incidente, avrebbe reso dichiarazioni fuorvianti.

Stesso discorso, perl'operaio Antonio Scarlino ; avrebbe dichiarato il falso agli agenti di polizia del commissariato di Taurisano, dichiarando  che erano stati gli operai addetti alle pulizie a rimuovere e rimontare il cancelletto di protezione.
 
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Alfredo Gaito, Vito Epifani, Andrea Sambati, Stefano Orlando e Donata Perrone. Invece, i familiari di Mario Orlando, sono assistiti dagli avvocati Vincenzo Venneri e Laura Parrotta.



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