
Anche il rappresentante di protesi, coinvolto nell’inchiesta “Buste Pulite”, ottiene i domiciliari.
Il gip Giovanni Gallo ha accolto l’istanza degli avvocati Luigi Rella e Carlo Caracuta.
La difesa ha sostenuto che dopo circa sei mesi trascorsi in carcere, per Giuseppe Bruno, 57enne di Collemeto, sarebbero venute meno le esigenze cautelari. Non solo, poiché alla luce del giudizio immediato con cui l’imputato è finito sotto processo, è venuto meno anche il rischio di inquinamento probatorio.
Ricordiamo che nelle scorse, il gip Gallo ha accolto invece l’istanza degli avvocati Stefano De Francesco e Ladislao Massari che chiedevano la revoca della misura carceraria per Carmen Genovasi, 46 anni di San Pietro in Lama, responsabile dell’ufficio assistenza protesi della Asl di Lecce.
Invece, lo stesso gip Giovanni Gallo, su richiesta dei pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci, ha emesso nelle scorse ore, un decreto di giudizio immediato non solo a carico della Genovasi e di Bruno, ma anche dell’imprenditore Pietro Bonetti, 71anni e della rappresentante di protesi Monica Franchini, 49 anni, entrambi di Lecce.
Dovranno presentarsi a partire dall’1 febbraio dell’anno prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione collegiale. Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A. e falso ideologico continuato in atto pubblico.
Gli arresti
Nel giugno scorso, i militari del Gico della Guardia di Finanza, agli ordini del Maggiore Antonio Martina, hanno compiuto un blitz nell’Ufficio protesi, all’ex ospedale in piazzetta Bottazzi, dove il rappresentante di protesi sarebbe stato sorpreso mentre consegnava alla funzionaria 850 euro in cambio di prescrizioni già autorizzate da portare poi all’Asl di Lecce per l’incasso. E poche ore dopo, sono stati eseguiti quattro arresti nell’inchiesta “Buste Pulite”. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Lecce hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Giovanni Gallo per Carmen Genovasi e per Giuseppe Bruno. Ed agli arresti domiciliari, nei confronti di altre due persone. Si tratta dell’imprenditore Pietro Bonetti e della rappresentante di protesi Monica Franchini. Il gip Gallo, dopo gli interrogatori, ha convalidato gli arresti e confermato la misura cautelare per tutti e quattro.
Le accuse
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, coordinate dalla Procura, parlano di un rapporto corrotto tra la funzionaria e alcuni imprenditori del settore protesi (ausili ortopedici e audiometrici), basato sullo scambio di denaro e altre regalie. Secondo gli investigatori, la funzionaria assegnava le pratiche ai singoli imprenditori direttamente, di fatto ignorando il diritto del paziente di scegliere le protesi, spesso pagandole più del dovuto o fornendo ausili non esattamente adeguati alle necessità.
Oltre al denaro contante, nel prosieguo delle indagini, i finanzieri hanno documentato numerose altre utilità scambiate al fine di ottenere le pratiche di assegnazione delle pubbliche forniture tra cui la falsa assunzione del marito della funzionaria da parte di un imprenditore, poco tempo dopo licenziato per ottenere il beneficio dell’indennità di disoccupazione, un aspirapolvere del valore di 200 euro, caciotte, uno smartphone del valore di 1.100 euro, nonché i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale), difficilmente reperibili e venduti a peso d’oro durante il blocco totale del Paese dovuto all’emergenza epidemiologica.
L’altro troncone d’indagine
Proseguono le indagini relative a una costola dell’inchiesta. Sono indagati a piede libero: il politico Fabio Campobasso, 52 anni di Lecce, attualmente coordinatore cittadino di “Voce popolare” e marito della Franchini; E poi G. R., 46 anni di San Pietro in Lama, marito della Genovasi; V. S., 52enne di Presicce-Acquarica del Capo; M. B., 30enne di Lecce.