Intreccio Mafia-Politica a Parabita: 22 imputati scelgono il rito abbreviato

Nella prossima udienza, fissata per il 13 luglio, il gup deciderà sull’eventuale rinvio a giudizio dell’ex vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano. Le indagini dell’operazione Coltura hanno ricostruito la riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli.

Ben 22 persone scelgono il giudizio abbreviato, nell'udienza preliminare sul presunto intreccio Mafia-Politica a Parabita. Oggi, innanzi al gup Michele Toriello, i difensori della stragrande maggioranza degli imputati (in totale  sono 24) hanno presentato istanza di "rito alternativo". Invece, Saimir Sejdini attraverso il proprio difensore, l'avvocato Stefano Stefanelli ha chiesto di patteggiare una pena di 2 mesi e 20 giorni per un solo episodio di spaccio di sostanze stupefacenti. L'istanza è stata presentata con il parere favorevole del pm, ma non è stata ancora emessa sentenza dal giudice.
 
Nella prossima udienza del 13 luglio, il giudice si pronuncerà anche sull'eventuale rinvio a giudizio dell'oramai vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano. In quella sede, verrà stabilito se l'imputato dovrà affrontare un processo penale o se sarà prosciolto dall'accusa. Inoltre, il gup Toriello dovrebbe accogliere formalmente le richieste di abbreviato per: Marco Antonio Giannelli, 32 enne, figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa; Giuseppe Provenzano, 53enne di Parabita;Pasquale Aluisi (titolare di una ditta di pompe funebri), 53 anni di Parabita; Cristiano Cera, 24, di Ugento,; Fernando Cataldi, 25, di Collepasso; Matteo Toma, 37; Giovanni Picciolo, 34, e Antonio Fattizzo, 38, di Parabita Cosimo Paglialonga, 61, di Collepasso;Vincenzo Costa, 52, di Matino; Leonardo Donadei, 50, di Parabita; Claudio Donadei, 43, di Parabita; Antonio Luigi Fattizzo, 20, di Parabita;Mauro Ungaro, 33, di Taurisano; Adriano Giannelli, 40, di Parabita; Besar Kurtalija, 29,; Orazio Mercuri, 46; Donato Mercuri, 52,; Fernando Mercuri, 53,; Alessandro Prete, 35; Marco Seclì, 31; Federico Fracasso, 30, (tutti di Parabita), Lorenzo Mazzotta, 45, di Collepasso. Il processo per i 22 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, si svolgerà in data 6 e 8 settembre 2016. 
 
I 24 imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura, di: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Gabriele Valentini, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Biagio Palamà, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Secli, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano.
 
L'inchiesta "Coltura" ha permesso di disvelare un pericoloso intreccio di potere tra mafia e politica nel comune di Parabita. Le indagini del Ros, avviate nel 2013 e grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli; dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991. Inoltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un attentato, o almeno un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Stessa “sorte” sarebbe toccata ad un maresciallo dei Carabinieri, reo di aver importunato con un "controllo" una ragazza del posto, probabilmente un'amica di Giannelli. Tra gli indagati anche, l'oramai vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano (il “Santo in paradiso”, come lo stesso si definiva in alcune conversazioni) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’uomo si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nell’impresa di racconta di rifiuti che opera in quel comune. Non solo, avrebbe contribuito a rimpinguare le casse del clan con versamenti periodici in cambio del sostegno nelle elezioni amministrative del maggio 2015.



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