Morte del Consigliere Comunale Carlo Benincasa, Procura chiede l’assoluzione di due imputati

La prossima udienza è stata fissata per il  19 ottobre e dopo le arringhe difensive degli avvocati, dovrebbe arrivare la sentenza. Sul banco degli imputati compaiono un’operatrice del 118 ed un’infermiera.

La Procura chiede l’assoluzione per i due imputati accusati di omicidio colposo in merito alla morte di Carlo Benincasa, il consigliere comunale deceduto il 19 aprile 2011.

La requisitoria del pubblico ministero Emilio Arnesano  si è tenuta nella mattinata di oggi. La pubblica accusa ritiene non colpevoli, “perché il fatto non sussiste”:  Sandra Linciano, 39enne leccese, ovvero l’operatrice del 118 che entrò in comunicazione con le due ambulanze, accorse a prestare soccorso a Benincasa; l’infermiera 42enne di San Cesario Katiuscia Perrone.

La prossima udienza è stata fissata per il  19 ottobre, dinanzi al giudice monocratico Silvia Minerva, e dovrebbe esserci la sentenza. Prima, discuteranno i difensori di parte civile (la moglie ed il figlio del consigliere comunale), gli avvocati Stefano Prontera e Paolo Pepe ,che hanno in precedenza invocato un risarcimento di circa 2 milioni di euro. Invece l’Asl è stata citata a giudizio come responsabile civile. Prenderanno la parola anche gli avvocati Ester Nemola e Massimiliano Petrachi che difendono le due imputate.

La testimonianza

In una precedente udienza, invece, sono stati ascoltati – come testi del pm e della parte civile – la moglie, il figlio, il nipote e la cognata del consigliere comunale deceduto il 19 aprile 2011, all’età di 59 anni. La coniuge di Benincasa, ricostruendo le circostanze della morte del marito, ha affermato “Ho visto che il suo torace si era gonfiato ed era diventato enorme e Carlo non parlava più . Mio marito si reggeva sulle sue gambe ed era vigile finché non l’hanno fatto stendere“. I famigliari hanno sottolineato la mancanza di un corretto approccio terapeutico da parte di medici e sanitari, trovandosi di fronte ad un edema polmonare acuto e non ad un infarto. Benincasa, infatti, sarebbe stato adagiato in una posizione supina che avrebbe soltanto aggravato il suo stato di salute. Non solo, poiché veniva contestato anche il mancato utilizzo del defibrillatore automatico.

L’ordinanza del giudice

L’operatrice telefonica Sandra Linciano, secondo quanto risulta dall’ordinanza emessa dal giudice Stefano Sernia, non avrebbe comunicato né alla prima, né tantomeno alla seconda ambulanza, che l’uomo “avesse già patito in ben due occasioni di episodi di edema polmonare“. Invece, Katiuscia Perrone è l’infermiera della prima ambulanza che prestò i soccorsi al consigliere comunale del Partito Democratico. In precedenza, è stato disposto il proscioglimento da ogni accusa per un medico, un infermiere, un soccorritore del Fazzi e una barelliera.

L’inchiesta venne messa in moto con una querela depositata dalla moglie e dal figlio del politico. Inizialmente, il pubblico ministero Emilio Arnesano aveva chiesto l’archiviazione del procedimento per tutti gli indagati. La Procura riteneva che le condizioni di salute di Benincasa fossero ormai talmente gravi che anche un intervento più immediato o l’utilizzo di un defibrillatore, non avrebbero potuto evitare il decesso.



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