Rapina in macchina ad un operaio di Surbo: condanna a tre anni per un concittadino 26enne

Gli altri quattro imputati sono stati condannati a 10 mesi ciascuno per lesioni personali. La rapina, avvenuta a Surbo il 3 aprile scorso, sarebbe nata come una sorta di spedizione punitiva, poiché il ‘bersaglio’ avrebbe molestato la compagna di uno di loro.

Si conclude con la condanna di tutti gli imputati, il processo in abbreviato per la rapina ad un operaio 30enne di Surbo. Il gup Michele Toriello ha inflitto la pena più severa a Cristian Cito, 26enne di Surbo, difeso dall'avvocato Antonio Savoia, condannandolo a 3 anni di reclusione per rapina aggravata. Il giudice ha anche disposto il pagamento di una multa di 500 euro e l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Giovanni Negro 27 anni, anch'egli surbino, difeso dall'avvocato Pantaleo Cannoletta; Cristian Lazzari, 32 anni, Luca Cesaria, 21enne – anch'egli di Trepuzzi, legale Giordano Bacile Di Castiglione – e Carlo Coviello 38 anni, difensore Marco Pezzuto, sono invece stati condannati a 10 mesi ciascuno per lesioni personali. Per questi ultimi due è stata anche disposta la sospensione condizionale della pena. Invece, il pubblico ministero Angela Rotondano aveva inviato una condanna a 4 anni per ognuno, per rapina in concorso aggravata da lesioni personali. Gianluca Negro, di Surbo, soprannominato “Puntina” (da cui prende in nome l’operazione condotta dagli agenti della Polizia), anch'egli difeso dall'avvocato Pantaleo Cannoletta, sarà giudicato con il rito ordinario.

Il fatto da cui è nata quest’operazione risale allo scorso 3 aprile quando, intorno alle ore 22.30, il personale della Sezione Volanti è intervenuto presso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce in cui era arrivato un uomo che era stato vittima di una rapina. Ai poliziotti egli ha raccontato che, mentre si trovava a Surbo a bordo della propria auto (una “Mercedes Classe B”) insieme ad un conoscente, era stato affiancato e fermato da un gruppo di giovani che viaggiavano a bordo di due auto: una “Fiat 500” verde pastello – dalla quale sono scese quattro persone – e una “Audi A4 SW” nera dalla quale ne sono scese altre due. Questi ultimi, dopo aver aperto la portiera dell’auto con la forza, hanno fatto scendere la vittima e, quindi, uno dei quattro a bordo della Fiat 500, armato di pistola, lo ha colpito al capo; successivamente, gli aggressori avrebbero infierito contro la vittima con calci e pugni su tutto il corpo.

I sei, successivamente, si sarebbero allontanati con le proprie auto e con quella della vittima (il quale, soccorso da un amico è stato condotto in ospedale, dove gli è stata diagnosticata una ferita lacero contusa alla testa e vari ematomi per tutto il corpo). Considerato che l'operaio aveva fornito delle indicazioni utili al riconoscimento di alcuni degli aggressori, il personale della sezione volanti si era recato subito a Surbo dove, nei pressi di un bar, aveva individuato un gruppo di giovani, tra i quali Giovanni Negro. Ai danni di quest’ultimo, che tra l’altro risultava essere sottoposto alla misura della libertà vigilata con obbligo di permanenza in casa dalle ore 22.00 alle ore 8.00, è stata effettuata una perquisizione domiciliare, a seguito della quale è stata ritrovata l’auto rubata, indicata dall'uomo rapinato.

Gli investigatori della Squadra Mobile, sulla scorta di altre indicazioni fornite dalla vittima, sono risaliti anche agli altri quattro aggressori, ovvero Cesaria detto “Bomba” e Coviello detto “Macucu”.

Decisivo per la credibilità della denuncia è risultato l'esame di una serie di filmati relativi a impianti di videoregistrazione.



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