Operazione antidroga “Le Veneri”, il Riesame conferma le misure cautelari

L’associazione a delinquere, secondo l’accusa, si occupava della distribuzione di droga al dettaglio e nello specifico cocaina, hashish e marijuana.

Il Riesame conferma cinque arresti dell’operazione investigativa “Le Veneri“, dalla quale è venuta a galla una fiorente “attività” di spaccio di droga nel Basso Salento.

Il collegio (presidente Roberto Tanisi) ha rigettato il ricorso della difesa che chiedeva la revoca della misura cautelare. Restano in carcere, Metello Durante, 30 anni di Tuglie; Cosimo Francone, 51 anni di Tuglie; Salvatore Martello De Maria, 47 anni di Tuglie; Giorgio Bove, 25 anni di Matino. Confermati invece i domiciliari per Michel Perdicchia, 30 anni di Matino.

Il collegio difensivo

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Angelo Ninni, Stefano Palma e Alberto Corvaglia.

L’indagine, coordinata del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Carmen Ruggiero, è stata condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia di Gallipoli e ha consentito di disarticolare un’associazione a delinquere, strutturata secondo uno schema verticistico, composta da persone facenti parte della Sacra Corona Unita.

L’associazione a delinquere, capitanata da Pio Giorgio Bove, legato al clan Giannelli, si occupava della distribuzione di droga al dettaglio (cocaina, hashish e marijuana), attraverso i sodali Giorgio Bove e Michel Perdicchia per il territorio di Matino. Invece, Metello Durante a Cosimo Francone si occupavano dello spaccio nella zona di Tuglie. E come detto, dopo l’arresto di Pio Giorgio Bove, nel dicembre del 2018, la moglie Addolorata Giannelli, riceveva le sue direttive durante in colloqui in carcere e le trasmetteva a Salvatore Martello De Maria, suo principale referente. Nell’ordinanza di custodia cautelare emerge il ricorso ad un linguaggio criptico con l’utilizzo di termini quali: esca, alga, malota, batteria etc. per riferirsi alla droga.

E viene evidenziato un particolare retroscena. Antonio Manco, uno dei sodali dell’associazione, nel mese di marzo del 2019 rimaneva coinvolto in un incidente stradale a Parabita e veniva accompagnato in ospedale. Nonostante il ricovero, emerge da alcune intercettazioni, egli avrebbe però continuato a ricevere droga ed a spacciare. Non solo, poiché in alcune circostanze veniva raggiunto in ospedale (la direzione sanitaria era all’oscuro di tutto) dai clienti, così numerosi” che ci sarebbe voluto un pulmino”. Antonio Manco si occupava anche dell’attività di “recupero crediti” e delle richieste estorsive.

Invece, nelle settimane scorse, dinanzi al gip Simona Panzera, si sono tenuti presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, gli interrogatori di garanzia. Tutti gli arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Rispondono a vario titolo ed in diversa misura di: associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti; estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa.



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