Spaccio di droga durante il ricovero in ospedale. I retroscena dell’operazione Le Veneri

Antonio Manco, uno dei sodali dell’associazione, nonostante il ricovero per un incidente stradale, avrebbe continuato a ricevere droga e a spacciare.

Continuava a gestire lo spaccio di droga del gruppo criminale anche dopo il suo arresto in carcere, tramite la moglie. È ciò che emerge dall’operazione investigativa “Le Veneri” (dal nome di una grotta in località Monaci nei pressi di Parabita, dove avvenivano le operazioni di spaccio) in cui si fa riferimento alla figura centrale di Giorgio Pio Bove. Difatti, è venuta a galla una fiorente “attività” in cui erano coinvolte le donne, tra cui la moglie Addolorata Donadei, che ricoprivano ruoli fondamentali.

L’associazione a delinquere, capitanata da Giorgio Pio Bove, legato al clan Giannelli, si occupava della distribuzione di droga al dettaglio (cocaina, hashish e marijuana), attraverso i sodali Giorgio Bove e Michel Perdicchia per il territorio di Matino. Invece, Metello Durante e Cosimo Francone si occupavano dello spaccio nella zona di Tuglie. E come detto, dopo l’arresto di Giorgio Pio Bove, nel dicembre del 2018 (nel marzo dell’anno successivo ottenne i domiciliari), la moglie Addolorata Donadei, riceveva le sue direttive durante in colloqui in carcere e le trasmetteva a Salvatore Martello De Maria, suo principale referente.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, a firma del gip Simona Panzera, emerge il ricorso ad un linguaggio criptico con l’utilizzo di termini quali: esca, alga, malota, batteria etc. per riferirsi alla droga.

E viene evidenziato un particolare retroscena. Antonio Manco, uno dei sodali dell’associazione, nel mese di marzo del 2019 rimaneva coinvolto in un incidente stradale a Parabita e veniva accompagnato in ospedale. Nonostante il ricovero, emerge da alcune intercettazioni, che avrebbe però continuato a ricevere droga e a spacciare. Non solo, poiché in alcune circostanze veniva raggiunto in ospedale (la direzione sanitaria era all’oscuro di tutto) dai clienti, così numerosi “Che ci sarebbe voluto un pulmino”.

E poi, in un’altra intercettazione, Manco si lamentava della qualità della cocaina fornitagli, affermando: “Ma quella che mi avete portato ieri era con l’aria o senza aria? Se si era impuzzonita perché l’ho vista senza aria capito”.

Antonio Manco si occupava anche dell’attività di “recupero crediti” e delle richieste estorsive.

In una occasione, non ottenendo rassicurazioni da un creditore per un debito di 860 euro, contattava il figlio di quest’ultimo. Facendo anche intendere che egli stesse recuperando denaro per conto di terzi che erano sotto di lui. Difatti, affermava nel corso della conversazione intercettata: “Quelli mi hanno detto chiacchiere noi dentro all’acqua fredda, ha detto, le mettiamo, quindi ha detto questa sera di andare”.

E aggiungeva: “Lui a me mi deve dare 680 euro… sennò te lo sto dicendo già, nemmeno la scientifica faccio che lo riconosca eh”.



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