La democrazia orizzontale delle ‘allergie’. Pensieri estivi di politica della salute

L’editoriale del dott. Mauro Minelli in tema di ‘ democrazia orizzontale delle allergie’. Un’acuta disamina sul paradigma della complessita’, emblematico della professione medica.

Esistono pensieri inediti, ma non per questo inusuali, associati alle pratiche ordinarie delle quotidiane attività professionali. Più in particolare, nell’ambito biomedico, capita di accorgersi – e lo abbiamo anche scritto – che la realtà possa non coincidere con un dato acquisito “una volta e per tutte”, ma appaia come sistema dinamicamente evolutivo che, con il concorso del casuale, dell'evento, costantemente si riorganizza e si trasforma.
    
Il paradigma della complessità – emblematico della professione medica – rischia, così, di diventare una sorta di quadro concettuale entro cui pensare non alla malattia come dato oggettivamente valido "una volta e per tutte", ma come successione transitoria e fluida di momenti, di storie, di accadimenti che, piuttosto che appartenere alla canonica e statica definizione nosologica della malattia in quanto tale, recano in sé le tracce inequivocabili dei vissuti personali e degli ambienti di vita. Come se la malattia, modulandosi nelle proprie capacità ed intensità espressive, debba quasi adattarsi alla tipologia del soggetto malato, al ceto sociale di costui, al suo "da fare", al tempo che egli ha di "stare dietro" ai propri acciacchi. 
     
L’impresa certo non è né semplice né scontata, per quanto – e soprattutto in certi ambienti – risulti tutt’altro che infrequente l’approccio soggettivo al malanno “calibrato”, il tentativo di modellare come il pongo, gestendo al bisogno e con dominio sobrio e misurato, l’incombenza fastidiosa di una qualche latente infermità.
     
Prendiamo ad esempio il politico e, senza infierire su di lui con malevole supposizioni di morbi virulenti, immaginiamolo alle prese con l’apparente banalità di un’allergia. Potrebbe stupirvi, ma Il politico sensibile al polline fa quello che fanno i comuni mortali: si arrende… e starnutisce! L’essersi votato a confrontarsi con le dinamiche che regolano la vita sociale dei ceti più diversamente abbienti non gli serve a capire perché tocchi anche a lui, proprio a lui, quel naso che nei momenti meno opportuni reclama l’urgenza di un fazzoletto di carta.
     
Né il più esperto politologo del globo gli sarebbe di alcun aiuto quando vorrebbe addormentarsi ed invece fa l’inventario mentale degli antistaminici gelosamente accumulati nel cassetto dei medicinali, manco fosse una dispensa segreta al tempo della carestia.
    
Il fatto è che la pollinosi richiede umiltà intellettuale: non è una malattia rara, e dunque tu sei uno tra milioni di allergici come te, e nessuno ti si fila quando ne parli; non è esotica, non puoi vantarti di averla presa durante un viaggio in Paesi che valli a trovare sul mappamondo; per diagnosticartela ti hanno semplicemente riempito di buchi un avambraccio, e ti sei perso lo spettacolo delle tecnologie d’avanguardia, quei macchinoni che ronzano e sibilano dandoti l’impressione – forse son costruiti per fare questo effetto – che la scienza possa sconfiggere qualsiasi malattia purché sia costosa e piena di schermi e lucine ammiccanti.
     
Insomma, non puoi raccontare la tua allergia come parleresti del colpo della strega preso per un magnifico backswing in un driving contest; non puoi coccolartela come faresti con un qualche transitorio cedimento cardiologico o, che ne so, per una vistosa benda all’occhio che ti ritragga nel corso di un estemporaneo  trattamento oculistico e per la quale chiederesti, autoritraendoti in un social-selfie da postare, oggettiva comprensione ed unanime, apartitico cordoglio; non puoi neppure macerarti nella domanda di dove l’avrai mai beccata come faresti se fosse l’AIDS.
     
Puoi solo starnutire, e aspettare che ti passi, perché una patologia che richiede umiltà intellettuale, beh, quella forse non è fatta per un VIP.  
   
           

a cura del Dott. Mauro Minelli 
 



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