Quando il Castello riconcilia Natura e Uomo, luci e magia a Gallipoli nel solstizio d’estate

Ieri sera nella città bella è andato in scena un ricongiungimento rituale tra uomini e ciclo del sole. Spiritualità, arte e filosofia per regalare al pubblico un messaggio importante all’interno del castello Angioino.

Maniero magico che con giochi di luce dipinti sulle sue crepe antiche ha fatto innamorare personalità eccelse come quella del Maestro Michelangelo Pistoletto che lo ha eletto “ambasciata del terzo paradiso”. Da quel momento il gigante di pietra è divenuto presidio del messaggio di cui l’artista è promotore attraverso la sua opera più conosciuta: il Terzo Paradiso, appunto, una rivisitazione del simbolo dell’infinito che da segno è divenuto cellula viva e feconda, capace di riprodursi.

Dall’unione tra le due anse dell’otto disteso, rappresentanti la prima il paradiso naturale e la seconda il paradiso artificiale generato dall’intelligenza umana, nasce il tracciato a tre spazi dell’autore. Il ventre centrale è un approdo necessario per ricondurre ad una situazione di equilibrio una realtà che vede il paradiso artificiale distruggere ed inquinare il paradiso naturale costantemente e pericolosamente.

Lo studio dell’artista- tra arte e filosofia– è  leitmotiv di una vera e propria rivoluzione culturale del nostro tempo che coinvolge intellettuali e studiosi in tutto il mondo e la gestione del castello ha preso molto seriamente il suo ruolo in seno al percorso di ricerca intrapreso da Pistoletto.

Non poteva, del resto, andare diversamente essendo Raffaela Zizzari direttore artistico del maniero e stiamo parlando di colei che ha portato per la prima volta in Salento Andy Warhol, nel Castello Aragonese di Otranto.

Tra le mostre e gli eventi ospiti delle sale del Castello Angioino non è comunque difficile scorgere un filo conduttore proprio nella ricerca di un nuovo senso di umanità fatto di pace tra tutti gli uomini e di armonia tra gli stessi e la terra.

Particolarmente suggestiva è stata la serata di ieri, 21 Giugno, che ha visto celebrarsi nella sala ennagonale la ricorrenza astronomica del solstizio d’estate. Il cuore della struttura si è trasformato in un mistico palcoscenico accogliendo una performance singolare .

“Solstizio d’estate: mangiamo i frutti e conserviamo i semi”,  portato in scena dagli artisti di ‘Atelier di Teatro Rituale’, condotto da Ilaria Mancino . Quest’ultima sacerdotessa o attrice? Non ci è dato comprenderlo definitivamente perché,  sebbene si entrasse nel castello convinti di dover assistere ad uno spettacolo, è ad un vero e proprio rituale che si è preso parte: una meditazione di gruppo che connetteva intimamente pubblico ed attori.

Il solstizio d’estate crea suggestioni che si perdono nella storia del tempo e ancora oggi ci racconta attraverso i suoi simboli e le sue metafore segreti primitivi, quello di ieri era dunque un rito per dare il benvenuto all’Estate nel giorno in cui il sole è sì nel punto più alto della volta celeste, ma senza dimenticare che è anche pronto per  una nuova discesa che restiruirà spazio al buio. “Questa discesa non deve spaventarci” ha detto Ilaria Mancino, cuore pulsante del rituale, durante l’esibizione.

Illuminati dalla luce dell’installazione luminosa dell’artista salentina Daniela Chionna, con le orecchie tese verso le note soffiate da Gioele Nuzzo nel suo didgeridoo, ci si è perduti in un momento di ricongiungimento tra uomo e natura, catapultati senza casco in quella che è l’immanenza del terzo paradiso.

Il Castello di Gallipoli, per  troppi anni testimone silente della vita di una Città che sembrava averlo dimenticato, è ora vivo più che mai e respira tanto forte da increspare il mare che accarezza le sue mura, un respiro che profuma di un’umanità più sincera e pronta a fare pace con la terra che la ospita, forse pronta a vivere in un nuovo paradiso.
 
di Armenia Cotardo



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