​Equitalia pignora il libretto di un pensionato che vive con 578 euro al mese. Stop del Tribunale di Lecce

Il Tribunale di Lecce sospende il pignoramento, effettuato da Equitalia, del libretto postale di un pensionato che vive con 578 Euro al mese, violazione del cosiddetto minimo vitale impignorabile fissato dalla riforma del 2015.

Il Tribunale di Lecce ha sospeso il pignoramento, effettuato da Equitalia, del libretto postate di un anziano leccese che percepiva una pensione di poco più di 578 euro al mese. L’uomo, che vive da solo e paga un affitto, era costretto a far quadrare i conti facendo affidamento proprio su quel denaro, l’unica sua fonte di sostentamento.
 
Il provvedimento di sospensione del pignoramento avviato da Equitalia adottato del Giudice dell’Esecuzione, l’avvocato Tommasi, per violazione del cosiddetto “minimo vitale impignorabile” fissato dalla riforma del 2015, restituisce un po’ di respiro al povero malcapitato.
 
Secondo la riforma del codice civile introdotta dal D.L. 83/2015, infatti, la pensione può essere pignorata, nella misura di un quinto, su ciò che rimane dopo avere sottratto una somma pari all'assegno sociale aumentato della metà, somma che,  per il 2015, equivaleva ad 672,78 euro. Pertanto, la pensione di vecchiaia percepita dal contribuente che, come detto, è pari a 578,66 euro mensili, risulta assolutamente impignorabile e l'iniziativa esecutiva posta in essere da Equitalia appare “illegittima e infondata” come si legge a chiare leggere nel comunicato stampa di Codici Lecce, a firma dell’avvocato Stefano Gallotta.
 
 «Negare a un pensionato ogni mezzo di sostentamento per soddisfare le proprie esigenze di vita primarie ed essenziali – si legge nella nota – non è soltanto disumano, ma anche contrario alla recente riforma del d.l. 83/2015, e, ancor prima, al dettato costituzionale e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (Trattato di Lisbona), che garantisce il diritto all'assistenza sociale onde assicurare un'esistenza dignitosa a chi non disponga di risorse sufficienti». Del resto, privare di un uomo dell’unica sua fonte di sostentamento quale può essere appunto la pensione significa portargli via la possibilità di vivere degnamente.
 
«Nel caso specifico – conclude l’avvocato Gallotta che ha difeso il cittadino leccese –  l'iniziativa di Equitalia appare evidentemente contraria a norme imperative per violazione del minimo vitale e, ove confermata a seguito della dichiarazione delle Poste Italiane, potrebbe dar luogo alla condanna di Equitalia anche per responsabilità processuale aggravata».



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