Agnellino salvato dalla mattanza: doveva finire sulle tavole, ma lo ha adottato l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Lecce

L’assessorato all’ambiente del Comune di Lecce, guidato da Andrea Guido, ha adotta un agnellino, destinato a finire sulle tavole dei salentini, per accendere i riflettori sulla brutale tradizione della mattanza pasquale.

Tolstoj diceva: «Se i muri dei macelli fossero trasparenti, diventeremmo tutti vegetariani». Una considerazione che, durante il periodo di Pasqua, diventa ancor più attuale dato che sulle tavole degli italiani è la carne, in particolare di agnello, la portata principale forse perché in tempi di ristrettezze mangiarla era un lusso e si attendeva proprio le grandi occasioni per concedersi lo ‘sfarzo’. Di pari passo, sono in tanti a chiedersi se sia necessario questo massacro tant’è che sono sempre più le persone che decidono di rinunciare all’agnello. Quest’anno ad aver dato l’esempio è stato l’ex Premier, Silvio Berlusconi che ha adottato cinque cuccioli che ora potranno belare tranquillamente ad Arcore.
  
Anche Lecce può vantarsi di un’iniziativa simile. Lo staff dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Lecce e lo stesso Andrea Guido hanno adottato un agnellino, destinato al consumo nei giorni di Pasqua, affidandolo al Vivaio Rizzo. L’animale rientrerà nel progetto Natura – Ambiente e avrà la possibilità di vivere accanto ad altre specie in un parco realizzato ad hoc.
  
L’agnellino è stato acquistato da un allevamento leccese e questa mattina, dopo essere passato dagli uffici comunali per conoscere i suoi benefattori, è stato già trasferito presso il vivaio.
  
«La sensibilità sta cambiando – ha commentato l’assessore Andrea Guido – e i numeri parlano chiaro: circa 2 italiani su 3 non mangiano più agnello a Pasqua e le macellazioni sono quasi dimezzate negli ultimi anni. Per far leva sulla sensibilità crescente, in questi giorni, sono tante le campagne di comunicazione per salvare gli agnelli e cambiare tradizioni e abitudini. Noi abbiamo voluto contribuire, nel nostro piccolo».
  
«Se tutti sappiamo che per produrre carne – continua Guido – un animale viene ucciso, vedere ciò che accade all’interno dei macelli è molto diverso. Soprattutto notare particolari come il terrore negli occhi, la riluttanza ad andare verso la morte, i cuccioli che urinano per la paura o quelli che vengono uccisi davanti ai loro simili (metodica tra l’altro non a norma di legge). Perché nei macelli la morte non arriva in silenzio, ma è fatta di urla, scalpitii, rumori di catene e coltelli che si affilano. Anche quest’anno l’ENPA ci fa notare che si tratta di cuccioli tra i 30 e i 40 giorni di vita, strappati prematuramente alle loro madri dopo una gravidanza di 5 mesi regolata in modo tale da poterli uccidere quando pesano circa una decina di chili. Il nostro invito – conclude l’assessore leccese – è quello di passare una Pasqua che sia felice e spensierata anche per questi animali».



In questo articolo: