Le mareggiate svelano la necropoli “nascosta”, avviato il cantiere per ‘salvare’ i resti

Le mareggiate hanno fatto affiorare, e parzialmente disperso, alcuni resti umani di una necropoli che, stando a quanto noto, risalirebbe ad età romano-imperiale.

Porto Cesareo è uno dei comuni più colpiti dalla violenta ondata di maltempo che ha letteralmente ‘piegato’ il Salento e anche l’antica necropoli di Torre Chianca di età romano-imperiale –  in parte scoperta, in parte ancora ‘nascosta’ –  deve essere inserita tra i ‘danni’ causati dalle violente mareggiate del 12 e 13 novembre.

La tempesta di acqua e vento, infatti, ha fatto affiorare dei resti umani, alcuni parzialmente dispersi. Sono stati passanti a notare sul bagnasciuga a pochi passi dall’antica torre costiera un sarcofago scoperchiato e un teschio. Tempestivo, quindi, è stato l’intervento della Soprintendenza che, sabato 16 novembre, ha recuperato i resti più a rischio e portato il tema all’attenzione dei dirigenti del Mibact.

Vista la notevole imprevedibilità delle condizioni meteo e la particolare posizione della necropoli, che a causa dell’erosione della fascia costiera si trova ormai soggetta all’azione costante del moto ondoso, il Soprintendente Maria Piccarreta ha ottenuto i fondi necessari ad avviare un intervento di scavo e messa in sicurezza dei resti. Archeologi e antropologi, per conto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo provvederanno non solo al recupero dei materiali, ma soprattutto allo studio dei resti umani. Tante le domande riaffiorate dopo il maltempo a cui ora toccherà dare una risposta.

Il cantiere, avviato nella giornata del 20 novembre, è stato affidato all’Impresa Nicolì S.p.A., che nei prossimi mesi eseguirà le operazioni sotto la direzione di funzionari e tecnici della Soprintendenza, arch. Michela Catalano, dott.ssa Serena Strafella, dott. Angelo Raguso.

I sarcofagi litici –  tra cui molti coperchi e lastre, che presentano lesioni consistenti e sono tutti in stato frammentario –  verranno ricoverati nel Laboratorio di restauro di Taranto, dove saranno eseguiti gli interventi indispensabili alla conservazione e alla successiva valorizzazione.

I fondi richiesti consentiranno, inoltre, di mettere in sicurezza anche due relitti individuati negli anni scorsi nelle acque di Porto Cesareo, già oggetto di attenzione in queste settimane, e seriamente a rischio a causa dell’azione delle correnti.



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