Castello Carlo V, il comune restituirà la sua parte al Demanio: “così non è nell’interesse della città”

A gennaio il Comune restituirà al Demanio la propria parte. Salvemini: “Nelle condizioni attuali, più utile alla città che sia solo nella disponibilità del Ministero”

Il castello Carlo V è uno dei gioielli di Lecce da scoprire, una tappa obbligatoria per chi non vuole perdersi nemmeno un angolo di una città che va ammirata in tutta la sua bellezza. È impossibile non notarlo, passeggiando per le strade del centro storico. Il maniero, simbolo di grandezza dell’imperatore che lo ha ricostruito sui ruderi di un vecchio baluardo principesco, ha tanto da raccontare del suo passato di fortezza prima espugnabile e difficilmente difendibile, poi inattaccabile grazie alla mano di Giangiacomo dell’Acaia, l’ingegnere incaricato di mettere in piedi un roccaforte militarmente all’avanguardia per l’epoca, capace di resistere a cannoni e bombarde e morto nelle segrete che aveva costruito lui stesso. Finì i suoi giorni rinchiuso in cella, dopo essere caduto in disgrazia per aver fatto da garante ad un uomo che non onorò i suoi debiti. Da allora, si dice, che sia più andato via.

Il maniero, costruito come un po’ tutto in ‘pietra leccese’ e incastonato tra Piazza Mazzini e Piazza Sant’Oronzo (per avere dei punti di riferimento), ha più “proprietari”. Un quarto dell’opera fortificata – la sala che ha ospitato l’infopoint al piano terra e le sale al primo piano – è del Comune che, nel lontano 1983, aveva in uso l’intero Castello. I restanti tre quarti – con le prigioni, i camminamenti, i sotterranei, la chiesa di Santa Barbara e il Museo della Cartapesta – sono nella disponibilità della Soprintendenza che, peraltro, sta effettuando alcuni lavori di restauro e riqualificazione. Questo fino al 31 gennaio 2023. Entro questa data l’amministrazione – come ha deliberato la giunta comunale – restituirà all’Agenzia del Demanio la propria parte.

«Nell’attesa che si creino le condizioni per riavviare l’iter di acquisizione dell’intero Castello attraverso il federalismo demaniale con un opportuno progetto di valorizzazione, è più utile per la città che il Carlo V sia interamente nella disponibilità di un solo ente, in questo caso il Ministero della Cultura, che ne ha in uso i tre quarti degli spazi. Mantenere solo una piccola parte dell’opera fortificata a fronte di un canone annuo da corrispondere al Demanio che è stato rivalutato in circa 160mila euro, al quale vanno aggiunte le spese finora a carico del Comune di custodia, pulizia, utenze, non è nell’interesse della città» ha dichiarato il sindaco, Carlo Salvemini.

Insomma, per il primo cittadino, a conti fatti, “non è nell’interesse della città” avere solo una parte del maniero, meglio attendere le condizioni per avanzare la richiesta al Demanio per procedere all’acquisizione dell’intero Castello, a titolo non oneroso, come fatto nel 2011, quando la richiesta non fu accolta dallo Stato perché una parte dell’immobile era in uso alla Soprintendenza.

Prosegue, nel frattempo, la trattativa, seguita in prima persona dal sindaco, per arrivare a un accordo transattivo sul debito maturato dal Comune nei confronti dell’Agenzia per il mancato pagamento del canone annuo per la concessione del Castello dal 2005 al 2019. Tra le partite a “dare” e quelle “ad avere” rientra il trasferimento dal Comune al Demanio del terreno, dove sorgerà la nuova Questura e sarebbe dovuto rientrare anche il terreno individuato per la nuova sede della Caserma dei Vigili del Fuoco, se non fosse sopraggiunto lo stop al trasloco dall’attuale sede da parte del Ministero dell’Interno.

Per quanto riguarda l’infopoint, l’intenzione dell’Amministrazione è quella di trasferire il punto di accoglienza turistica che serve il centro storico all’interno del Chiostro dei Teatini, affidandone la gestione attraverso un nuovo bando destinato agli operatori.