L’integrazione è possibile ma c’è ancora tanta strada da fare

Il sistema dell’emergenza presenta zone d’ombra e criticità ma dove la cittadinanza presidia l’accoglienza, il margine di irregolarità a cui si potrebbero prestare le gestioni dei Cas si assottiglia fisiologicamente.

In Italia esiste un doppio sistema di accoglienza, da un lato l’accoglienza “ordinaria” degli Sprar  (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), dall’altro  l’accoglienza “emergenziale” dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Il primo sistema fornisce maggiori garanzie di trasparenza e più servizi ma ospita appena  il 15% dei migranti presenti sul territorio, il secondo presenta profili di opacità più marcati ma accoglie circa l’80% dei migranti. Stando ai dati pubblicati dal Viminale lo scorso 12 Gennaio i 175mila migranti ospiti di  strutture d’accoglienza su tutto il territorio nazionale sono così divisi: 23mila sono negli Sprar e ben  137mila nei Centri di accoglienza straordinaria .

Di cosa si tratta

I Centri di accoglienza straordinaria sono strutture individuate dalla prefettura per accogliere i migranti in attesa dell’esito della procedura di richiesta di protezione internazionale e la permanenza in questi centri, in quanto emergenziale, è  pensata per avere una durata limitata al tempo necessario alla definizione del proprio  status giuridico ed al trasferimento nelle strutture di seconda accoglienza.

Le zone grigie ed i monitoraggi nazionali

Come anticipavamo i Cas sono individuati  dalla Prefettura ed è proprio  compito dell’UTG gestire il sistema dei controlli, un lavoro immane se si considera il proliferare dei Cas negli ultimi anni. Una vigilanza che rischia di essere carente tanto che, nel 2016, l’Associazione CittadinanzAttiva, insieme a LasciateCIEntrare e Libera, ha dato il via ad un monitoraggio su scala nazionale inoltrando ad alcune Prefetture un centinaio di richieste per avere accesso ai dati delle gestioni dei Cas, richieste respinte completamente o parzialmente in  9 casi su 10. La motivazione? I dati sono sensibili e non potrebbero essere divulgati .
A ciò si aggiunge l’eterogeneità degli atti amministrativi che regolamentano queste strutture rendendo le prassi di gestione disomogenee e generando spazi di discrezionalità intollerabili.

I numeri del Salento e la realtà Aletina

Nel Salento la rete di Cas è fitta, sono  40 i comuni che ospitano una o più strutture dedicate all’accoglienza straordinaria, per un totale di 142 centri.
Anche ad Alezio è presente un CAS ed è gestito dall’associazione SEYF- South Europe Youth Forum.  Ospita 18 ragazzi, tutti con un età compresa tra i 18 ed i 26 anni, giovani uomini provenienti dal Senegal, dal Gambia, dal Benin, dalla Nigeria e dal Pakistan.

Le Buone pratiche d’integrazione

Intorno ai ragazzi del Cas di Alezio si è venuto a creare un cordone di solidarietà comunitaria. Sono state tante le associazioni ed i cittadini che hanno intrapreso  percorsi dal basso per favorire l’integrazione su più fronti. Dalla presentazione del libro di Benyamin Somay  “Il vento ha scritto la mia storia”, organizzato dall’associazione Interferenze, alla festa di Laura, giovane donna aletina che ha voluto trascorrere il suo compleanno al Cas. Ma ancora, c’è stato Louis che ha regalato al centro un ricco corredo di coperte invernali, lenzuola ed asciugamani, c’è stata anche la signora Immacolata che ha fatto sperimentare ai ragazzi di via Garibaldi  il gusto della pasta fresca, fatta in casa da lei.

Poi è arrivata la bellissima proposta della ProLoco di Alezio, già impegnata da anni sul fronte della promozione del multiculturalismo, di coinvolgere gli ospiti del centro nelle prove del suo coro polifonico. Grande partecipazione anche alla rassegna interculturale “Voci”,  organizzata da SEYF-ente gestore del centro -e  dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Alezio, promossa da un nutrito gruppo di associazioni locali.  Dulcis in fundo “Percorsi d’Inclusione”,  la passeggiata pensata per favorire la socializzazione tra autoctoni ed ospiti del Cas ideata ed organizzata dal Gruppo Trekking di Alezio.

Appuntamenti  densi di emozioni e gesti bellissimi che si sono susseguiti nel giro di una manciata di settimane.

Insomma, il cammino verso l’integrazione è lungo e bisogna fare ancora tanta strada, sono tanti i pregiudizi da abbattere ed è tanto il lavoro che andrebbe approntato dalle Istituzioni governative e politiche per rendere il sistema dell’accoglienza quanto più trasparente possibile ma consola pensare ad esempi virtuosi come quello di Alezio.  Dove i Cas mantengono le porte aperte alla comunità e dove  la cittadinanza presidia l’accoglienza, infatti, il margine di irregolarità a cui si potrebbero prestare le gestioni  si assottiglia fisiologicamente e la strada per l’integrazione, sebbene lunga, diventa tutta in discesa.

Armenia Cotardo