Chiude anche il CAS di Alezio, gli ospiti salutano. Più sicurezza o più incertezze?

Anche il Centro di Accoglienza Straordinaria aletino chiude i battenti e i suoi giovani ospiti salutano la cittadinanza, transitando nel purgatorio delle Istituzioni. Tutto questo ci fa sentire davvero più protetti?

Dopo due anni di attività chiude i battenti anche il Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Alezio, arrendendosi ad una sorte segnata dal Decreto Sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini (D.L. 113/2018, conosciuto anche come “D.L. Sicurezza” o “Decreto Salvini”). Il CAS saletino, infatti, è solo una tra le tante strutture chiuse in tutta Italia.

L’ente gestore del servizio ha riconsegnato le chiavi nella mattinata di venerdì 31 maggio e in Via Garibaldi, nei pressi della struttura che ospitava il Centro, sono scomparse le biciclette colorate degli ospiti e si respira l’aria amara delle separazioni improvvise.

Perché non c’è più nessuno al CAS?”, questa è la domanda che echeggia, ormai da giorni, per le strade di Alezio: molti dei ragazzi ospiti del Centro avevano intrecciato rapporti di amicizia con gli autoctoni e appare evidente come l’assenza dei giovani del CAS faccia molto più rumore della loro educata presenza.

Incertezze e paure

Ora i ragazzi sono stati ricollocati in altri centri in giro per la Provincia, un breve purgatorio in attesa del giudizio che stabilirà l’accoglimento o il diniego della loro richiesta di permanenza in Italia. Preoccupa sapere che la probabilità che la loro istanza venga rigettata è altissima poiché il Decreto Salvini ha modificato la disciplina della protezione internazionale ed umanitaria, ridimensionando drasticamente la casistica delle concessioni.

Un Decreto Sicurezza pericoloso?

Quando il disegno del Decreto Sicurezza sarà portato a termine e il sistema di accoglienza sarà stato smantellato, tutti gli ospiti dei CAS e degli SPRAR che fine faranno? Come dicevamo, vivranno un breve purgatorio in attesa che un giudice tratti il loro caso, ma la restrizione dei presupposti per il rilascio del permesso di soggiorno segna già il destino dei tantissimi che finiranno in mezzo ad una strada, bollati come “irregolari” e privati dei mezzi per provvedere al proprio sostentamento.

Siamo alle soglie di un’emergenza sociale?

Secondo l’autorevole fonte dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) parrebbe di sì perché, su tutto il territorio nazionale, decine di migliaia di immigrati diverranno irregolari ed è alta la probabilità che si disfino dei documenti identificativi. Un esercito di persone senza un’identità certificata dallo Stato e verificabile dalle forze dell’ordine genera prevedibilmente un serio problema in termini di sicurezza sociale, sia reale che percepita.

Gli esperti sottolineano, inoltre, come lo status di immigrato irregolare precluda la possibilità di lavorare e di provvedere a se stessi in modo lecito. Le persone che si verranno a trovare in una situazione d’irregolarità, escluse dal mercato del lavoro legale, come sopravviveranno? Logico temere che saranno intercettate dal mondo della criminalità organizzata, venendo a costituire un esercito di nuovi schiavi delle mafie.

Evidente il paradosso: un decreto presentato come strumento per combattere l’illegalità verosimilmente produrrà, invece, illegalità.

Viene da chiedersi, alla luce di quanto detto, se questo Decreto Sicurezza risponda realmente ad una programmazione securitaria o se sia, piuttosto, un decreto che obbedisce a logiche propagandistiche e che si candida a generare emarginazione e degrado, svilendo la vita e la dignità di un enorme numero di esseri umani e aumentando l’incertezza delle periferie delle nostre città.