Coronavirus, una guerra non si combatte senza armi. Consegnati i Dpi, ma non bastano

La protezione civile nazionale ha consegnato alla Regione Puglia 42mila mascherine chirurgiche, meno di un terzo del fabbisogno quotidiano.

Non è facile sconfiggere un nemico invisibile come il Coronavirus senza armi. Non esistono cure se non quelle che si stanno sperimentando dai nomi impronunciabili ed efficaci per altre malattie, non c’è un vaccino.  Gli unici scudi a disposizione sono il «distanziamento sociale» imposto a chi sta combattendo questa battaglia fuori dagli ospedali e posti letto, soprattutto in terapia intensiva, macchinari, strumenti e Dpi per chi è impegnato in prima linea.

Tanto è stato detto sui Dispositivi di Protezione Individuale – mascherine, occhiali, tute e guanti fondamentali per proteggere il personale sanitario – non sono sufficienti per soddisfare le richieste di tutte le Regioni, Puglia compresa dove i conti continuano a non tornare.

L’ultimo aggiornamento, di ieri sera, fa comprendere le difficoltà a coprire i fabbisogni giornalieri. Come comunicato dal dirigente della Protezione civile della Regione Puglia, Mario Lerario «la protezione civile nazionale – si legge – ha consegnato alla Regione Puglia, all’aeroporto di Bari Palese, 42mila mascherine chirurgiche, con un volo della Guardia Costiera, che costituiscono meno di un terzo del fabbisogno quotidiano di mascherine chirurgiche dell’intera regione».

Nulla è cambiato, quindi, da quando è stato ‘concordato’ un criterio diverso di ripartizione con le Regioni che tenga conto del numero complessivo del personale socio-sanitario ‘calibrato’ sul numero della popolazione e non secondo il numero dei contagiati. I dispositivi continuano ad arrivare con il contagocce e se fino ad ora la sanità pugliese è andata avanti è stato grazie alle ‘scorte’ e sugli ‘ordini’ che il Governatore Michele Emiliano ha ottenuto, facendo come si è definito, il contrabbandiere.



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