Tutti, ma proprio tutti si chiedono «quando arriverà il picco», pensando – fosse erroneamente – che una volta raggiunta la cima, arrivati al punto più alto con fatica l’unica cosa che resta è scendere. Così è anche con il Coronavirus, questo nemico invisibile che dalla Cina ha raggiunto l’Italia. Ogni volta che la Protezione Civile termina la conferenza stampa con il consueto bollettino dei nuovi contagi e dei morti, si cerca nei numeri una luce, quella che dovrebbe indicare l’uscita dal tunnel. Ma non è così. E lo ha spiegato, in modo chiaro e preciso, il professor Pierluigi Lopalco, il luminare che il Governatore Michele Emiliano ha voluto a capo della task force della Regione Puglia nella lotta al covid-19.
«Se io fossi un picco ci sarei rimasto male» si legge in un lungo post in cui cerca di spiegare che, forse, è inutile aspettare con ansia di raggiungere questa cima immaginaria, perché potremmo accorgerci che il tanto atteso picco è passato in sordina senza che nessuno se lo fili più di tanto.
Chiarito questo concetto, l’epidemiologo cerca di spiegare anche quello di altopiano che ha ‘catturato’ le attenzioni degli italiani dopo le parole del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro che per descrivere quello che sta succedendo ora alla curva epidemica ha nomina l’altipiano: «La curva ci dice che siamo al plateau, una specie di altopiano, non vuol dire che abbiamo conquistato la vetta ed è finita, ma che dobbiamo iniziare la discesa e si comincia applicando le misure in atto» ha dichiarato Brusaferro.
L’immagine rende bene fa eco Lopalco. «Come un altipiano è formato da tanti picchi più o meno dolci che visti all’orizzonte si mostrano come una linea continua, allo stesso modo la curva epidemica italiana al momento è il risultato di diversi picchi regionali o provinciali che messi insieme formano un plateau con un numero più o meno costante di nuovi casi ogni giorno. Questo ad esempio è quello che osserviamo in Puglia ormai da giorni dove il plateau (circa 100-120 nuovi casi segnalati al giorno) è il risultato di una serie di più piccoli focolai locali».
Quando si scenderà dall’altopiano?
«Difficile fare previsioni» ha puntualizzato il responsabile del coordinamento emergenze epidemiologiche della Regione Puglia frenando, in qualche modo, l’entusiasmo dopo che una ricerca aveva provato a mettere per iscritto le date dell’ultimo caso in ogni regione. «Ma se il trend fosse rispettato e non si presentassero sorprese, entro un paio di settimane la situazione potrebbe essere davvero positiva» ha dichiarato.
Quali sorprese potrebbero presentarsi?
«Innumerevoli. Se anche il numero di persone davvero contagiato fosse 10.000.000. Macché, abbondiamo, 20.000.000, resterebbe sempre una quota di suscettibili altissima (40-50.000.000) soprattutto concentrata nelle regioni meno colpite del Centro-Sud che si comporterebbe come una vera polveriera pronta ad esplodere se non si riuscisse a spegnere ogni miccia. Le micce si accendono di continuo e di continuo i servizi territoriali corrono a spegnerle. Se questa azione di pompieri si facesse in assenza di misure di distanziamento sociale sarebbe impossibile da attuare». Più chiaro di così è impossibile. Significa che non si tornerà presto alla normalità, anche se il numero dei nuovi contagi registrati in regione dovesse essere vicino allo zero o pari a zero.
«Teniamo duro ancora un po’ perché dalla cima di un altopiano l’orizzonte si vede bene» ha concluso.
