Il gioco è uno dei momenti più importanti nella vita di un bambino…e forse anche di un adulto. L’articolo 31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia, emanata dall’O.N.U il 20 novembre 1989, sancisce il diritto al gioco come uno dei diritti inalienabili dei più piccoli e richiama tutti gli adulti ad adoperarsi perché sia soddisfatto.
Su questo diritto si sofferma la bellissima filastrocca in dialetto salentino di Miriam Perrone. Con una coloritura che riporta alla memoria tante scene vissute e raccontate. Il momento del rientro a casa era infatti quello più difficile, quello che si voleva rimandare. Quello che si cercava di evitare a tutti i costi. E così le mamme affacciate al balcone o per strada, sull’uscio di casa, a chiamare e richiamare. E i figli a non sentire. o a far finta di non sentire. Fino a quando la minaccia arrivava all’ultimo stadio, che era quello del coinvolgimento della figura paterna, fino a quel momento rimasta in silenzio dentro le mura domestiche, come spauracchio da evocare ma da non portare in scena. E la pasta intanto si scuoceva…
Ce tiempi, ti trimulavane li tienti,
ma tie puru cu sciuechi,
stivi sempre a qqua ffore
alli quattru ienti…
Mammata ti chiamava,
quannu an taula rriava lu tata.
E la pignata oramai sta spittarrava!
Traduzione
Che tempi, eri ancora piccolo e qualche dente ti doveva ancora cadere
ma tu, pur di giocare,
stavi sempre in strada, qui fuori
ai quattro venti.
Tua madre ti chiamava
quando tuo padre tornava a casa e si sedeva a tavola.
E l’acqua nella pentola bolliva e usciva di fuori.
(La foto di copertina è di Gabriele Letizia)
