C’è chi, dopo 57 giorni di lockdown imposto per spezzare la catena dei contagi non vede l’ora di tornare alla quotidianità, anche se sarà una normalità a distanza di sicurezza per evitare che la curva epidemiologica torni a salire. Quel giorno in cui ci sarà il “liberi tutti” è atteso con entusiasmo da molti, ma c’è non è pronto a vivere questo momento, soprattutto a livello emotivo. Sono numerose le persone che hanno trovato, tra le mura di casa, un angolo sicuro, una comfort-zone. Persone che hanno riscoperto il piacere di trascorrere le giornate in famiglia, godendosi ogni attimo senza l’incubo dell’orologio, senza che il tempo sia ‘scandito’ dagli impegni frenetici di due mesi fa, quando il Coronavirus non faceva ancora paura. La quarantena ha spinto gli italiani a dedicarsi alle proprie passioni, vecchie e nuove, a coltivare quegli hobby da sempre rimandati, a vivere la propria casa senza la solita confusione, a riscoprire il valore di sedersi a tavola per pranzo o cena tutti insieme, senza fretta, ad amare i piccoli gesti quotidiani.
Spezzare questa routine, di nuovo, non sarà facile. E affrontare la “nuova realtà” con il ricordo ancora fresco della pandemia può causare stress, può spaventare. Come si legge in una nota a firma del presidente dell’Ordine degli Psicologi della regione Puglia, Vincenzo Gesualdo “sono tante le persone che hanno quasi paura di uscire e riaffrontare la quotidianità conosciuta prima del Covid19. E la maggior parte non ne parla con nessuno per non infrangere il muro solido dell’agognato ritorno alla normalità“.
Se fino al 4 maggio, bisognava gestire le emozioni scaturite dall’isolamento, con la fase 2 bisognerà capire come convivere con il virus. “Abbiamo fatto esperienza della noia, del vuoto e di situazioni casalinghe alle quali non eravamo più abituati, ma abbiamo al tempo stesso sfiorato una sensazione di sicurezza. Ora le sensazioni potrebbero essere diverse, oltre alla paura per la nostra incolumità, potremmo ritrovarci a rivedere nell’altro una minaccia alla nostra incolumità” si legge.
“Se abbiamo imparato a gestire il nostro tempo e le nostre emozioni in quarantena, dobbiamo anche imparare a portare con noi queste conoscenze appena acquisite e a chiedere aiuto qualora la quotidianità iniziasse a diventare insopportabile” continua Gesualdo.
“Saremo immersi in un contesto nuovo col quale dover fare i conti. Un contesto non solo sociale, ma anche psicosomatico differente. In queste settimane in tanti hanno avuto modo di fare esperienza personale di stati d’ansia, disturbi del sonno, sospetti di personalità paranoide. Sono situazioni cliniche alle quali si va incontro durante i periodi di maggiore esposizione ad angoscia o squilibri emotivi” continua il presidente dell’Ordine degli Psicologi della regione Puglia.
La cosa importante, come ha detto Gesualdo, sarà riconoscere il malessere. E una volta capito che c’è qualcosa che non va chiedere aiuto nei tempi opportuni, senza abbandonarsi al disagio. “Il supporto psicologico potrà dare risposte adeguate” conclude.