La Puglia rientra a scuola, tra mascherine e distanziamento. Ma la voglia di tornare supera tutto

Passate le elezioni, per tantissimi bambini e ragazzi pugliesi è il momento di tornare a sui banchi, insieme ad amici e compagni. Ma quest’anno sarà un po’ diverso.

Sta per suonare la prima campanella di un nuovo anno scolastico che segna l’inizio di un’altra avventura tra i banchi, al fianco di amici fidati o di nuove conoscenze. È sempre grande la gioia di rivedere il compagno di banco, quel compagno con cui tutto si divide per anni: dai compiti in classe ai racconti delle prime ‘cotte’, da gioie e dolori di tanti voti collezionati alle interrogazioni, alle confidenze che solo al compagno di banco si possono fare.

Mancano pochissime ore al rientro a scuola di tantissimi studenti in Puglia, in ritardo di quasi una settimana rispetto ai loro compagni del resto d’Italia. La voglia di rivedere i propri amici è la stessa di sempre, forse anche più grande. Tutto sembra come gli altri anni, ma non lo è: una pandemia ha chiuso le porte di quelle aule che hanno ospitato bambini e ragazzi per ore e ore di fila. Sono stati strappati dal diritto all’istruzione, che non passa solo per le nozioni distillate nelle videolezioni. Un’istruzione fatta di affetto, di esperienze, di ricordi che si costruiscono insieme. Perché la verità è che non tutti ricorderanno la data di nascita di un grande personaggio, ma tutti si porteranno nel cuore il nome del compagno di banco.

La preoccupazione, quella non mancherà

Non sarà facile, quest’anno: forse non lo è mai stato, a pensarci bene. Le mascherine, il distanziamento, il disinfettante per le mani. C’è tutto quello che serve per ricominciare in sicurezza.  Ma non è da biasimare la preoccupazione dei genitori, anzi. Chi dimentica i mezzi di trasporto sempre sovraffollati (oltre l’accettabile), le classi che non hanno spazi adeguati, i professori che si alternano a supplenze (quando arriverà questa stabilizzazione?). Fare finta di niente, proprio ora che di questo si parla, sarebbe assolutamente controproducente.

E che dire della stagione delle influenze che arriverà? E quanta preoccupazione ci sarà. Eppure, sono loro, bambini e ragazzi, i più coraggiosi di questo inizio di decennio che lo storia non dimenticherà. Sono loro, perché si sono armati di pazienza e hanno aspetta che la tempesta passasse. Sono loro perché pur non avendo voce in capitolo nelle questioni dei ‘grandi’, hanno obbedito come i più adulti non hanno fatto. Sono loro anche perché forse ci siamo dimenticati di bambini e ragazzi troppe volte e troppo spesso, ma non si sono mai arresi.

Inutile dire che la prudenza serve, eccome se serve. Non sono gli studenti più giovani, dati alla mano, a soffrire i sintomi di un virus che ha paralizzato il mondo. Ma sono un veicolo troppo ideale per arrivare a genitori e nonni che invece hanno pagato il prezzo più alto dell’epidemia. Questo non toglie un fatto: il senso di responsabilità che bambini e ragazzi hanno mostrato fin qui.

La didattica a distanza, un successo? Molto più di quello che si poteva immaginare. In una situazione di totale emergenza, ha fatto il suo lavoro. È stata quella ‘medicina da campo’ che in piena guerra serviva. Ma non può sostituire nulla di quello che la scuola è: condivisione, crescita, esperienza e ricordi. Tutte cose che online non si possono acquisire. Tutte cose che bambini e ragazzi sono pronti a riprendersi. Da domani.



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