Inizia con gravi mancanze questo nuovo anno scolastico. Da alcune settimane gli studenti di tutti Italia sono tornati a scuola e all’appello mancano moltissimi docenti di sostegno. Una situazione che rende difficile, se non addirittura impossibile, la normale frequenza dei bambini e dei ragazzi con disabilità.
E se la situazione italiana nel complesso è tutt’altro che rosea, la Puglia, in questo campo, spicca in negativo. Il Tacco dello Stivale infatti si colloca fanalino di coda, con le nomine dei docenti di sostegno partite solo a metà settembre, confermando il 2019 come l’anno peggiore per le assegnazioni. A denunciare la situazione è Domenico Casciano, il responsabile del comitato tecnico-scientifico dell’Associazione Nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale (Anffas).
Non sarebbero rari, secondo l’associazione, i casi in cui le scuole avrebbero consigliato alle famiglie di tenere a casa i figli temporaneamente, fino all’arrivo di un docente di sostegno. E sarebbero stati i genitori a proporsi per il ruolo ad interim, per permettere ai propri figli di andare a scuola insieme ai loro compagni.
La difesa delle scuole
Dalle scuole, però, arriva la conferma che le convocazioni sono spesso deserte e che i dirigenti sono costretti ad assumere docenti senza titoli specifici. Ciò crea gravi disagi a tutti gli studenti, perché – in mancanza di personale esperto – l’intero gruppo classe viene distratto da comportamenti che maestre e professori non sono in grado di gestire.
«Ci sono tantissime situazioni che richiedono un maggiore supporto – spiega il dottor Casciano -, a cominciare proprio dall’inizio dell’anno scolastico». Anzi, a dirla tutta, l’inserimento sociale e relazionale del bambino diversamente abile dovrebbe avvenire molto prima, ma vi è ancora un’assoluta mancanza, ad esempio, di asili nido attrezzati, tranne qualche privato.
Quello che manca, secondo l’associazione, è una politica per l’infanzia rispettosa dei reali bisogni dei più piccoli. “Ma per fare ciò, è necessaria una sinergia che coinvolga i Servizi sociali e quelli sanitari, ma anche chi si occupa di istruzione, di formazione e lavoro.
Un’occasione che speriamo venga colta nel Piano di Politiche familiari, che la Regione Puglia ha promesso di redigere nel più breve tempo possibile”.
