«Siamo sicuri che la statua di Sant’Oronzo si potrà preservare con le nanotecnologie a lungo nel tempo». Ne è sicura Sabrina Zuccalà, amministratore della ‘4wrad360’, azienda di Milano che questa mattina ha eseguito un primo trattamento su un piccolo pezzo della struttura, danneggiata dal tempo e dalle intemperie in modo grave, più grave di quanto immaginato dal “basso”. Momentaneamente sceso dalla colonna, Sant’Oronzo si trova a Palazzo Carafa, dove è sottoposto ad un intervento con le nano-tencologie. “Eseguito benissimo”, come rassicurato da Zuccalà.
«Nei prossimi mesi – prosegue – se verrà ultimato il restauro anche noi potremo fare un intervento sulla statua che, come annunciato, sarà completamente gratuito. In questo modo, i cittadini di Lecce e i tanti turisti potranno ammirarla integra anche nei prossimi anni».
Un curriculum di tutto rispetto
«Preservare i Beni Culturali nel mondo è una mission imprescindibile per la nostra azienda. Dopo le applicazioni nanotecnologie sull’Esercito di Terracotta in Cina, quelli sul Relitto Navale di Marausa, e questo sulla statua di Sant’Oronzo, andremo a Malta per eseguire degli interventi sugli splendidi pavimenti in marmo della Concattedrale di San Giovanni Battista de La Valletta».
Migliorarsi sempre, è questo il segreto. «Stiamo cercando di migliorare sempre la ricerca sui nano materiali per essere sempre più performanti sui Beni Culturali, che rappresentano la nostra storia e la nostra identità, che non devono andare perse, e sono il punto di forza per il turismo culturale» ha concluso l’amministratore della ‘4wrad360’ che presenterà nelle prossime settimane un progetto dedicato all’innovazione e allo sviluppo del territorio per il Salento e la Puglia, ricca di gioielli più o meno conosciuti, ma tutti bellissimi.
«Apprezziamo molto – scrive Ray Bondin, ambasciatore emerito dell’Unesco – i lavori con le nanotecnologie. Resto fermamente convinto che si deve operare una collaborazione pubblico privata per cercare di portare avanti restauri di qualità, che durino nel tempo e siano efficaci. Molte opere contemporanee non saranno accessibili ai visitatori tra un centinaio di anni, a causa della rapida degradazione. Ritengo che sia quindi importante utilizzare in tutti i musei del mondo una serie di campioni di prova di queste nanotecnologie per capire quali vantaggi possono portare. L’obiettivo è utilizzare dei prodotti innovativi capaci di penetrare i polimeri che costituiscono le opere, che siano in grado di effettuarne una pulizia dall’interno e di stabilizzarne il materiale. Investire nell’arte vuol dire preservarla, non si può rischiare di perdere opere inestimabili per superficialità».