I numeri dei nuovi casi di Coronavirus in Puglia sono più che confortanti. Il contatore dei positivi si ferma spesso a uno, come nell’ultimo bollettino che ha registrato un solo contagiato in provincia di Foggia su quasi 3mila tamponi. Senza contare lo zero di mercoledì, segnato per la prima volta da quando è scoppiata l’emergenza. Questo, repetita iuvant, non significa che bisogna abbassare la guardia o ignorare le regole imposte – come il distanziamento sociale – per evitare che la curva torni a salire. Il Covid19 non è ancora stato sconfitto e c’è un altro aspetto, nonostante le polemiche degli ultimi giorni, che va considerato, quello degli asintomatici.
E in Puglia – come ha ricordato il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa a capo della task force pugliese per l’emergenza Coronavirus – nelle ultime settimane “si sta notando un aumento di asintomatici“. Tradotto in percentuali, le persone che non manifestano sintomi o almeno non in modo evidente superano il tetto del 90% dei casi.
Il professore prova a dare una spiegazione a questo “balzo” rispetto alla prima fase della pandemia: «Il virus – sostiene – in questo momento sta circolando soprattutto nella popolazione più giovane, questo è un motivo». Proprio per questo, la task force ha deciso di aumentare il numero di tamponi: «Stiamo facendo molti test nonostante non ci siano focolai attivi. Questo perché stiamo cercando di proteggere, in particolare, gli ospedali, facendo tamponi non solo al personale sanitario ma anche ai pazienti che entrano per un ricovero» ha concluso Lopalco.
Solo qualche giorno fa, il tema degli asintomatici aveva diviso gli esperti. La ‘scintilla’ era scattata dopo le dichiarazioni di Maria Van Kerkhove, direttore del team tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità per la pandemia in atto, secondo cui “è molto raro che un asintomatico possa trasmettere il Covid-19”. Notizia confortante, se si pensa alla difficoltà oggettiva d’individuare gli asintomatici con test e tamponi.
Ma l’affermazione aveva diviso gli esperti. Uno dei commenti più duri è stato quello del virologo Andrea Crisanti, dell’università di Padova che ha citato il lavoro condotto su Vo’ Euganeo, diventato una sorta di ‘laboratorio a cielo aperto’.