“Il Salento è casa nostra, non di cosa nostra”. A Parabita per dire no alla mafia

Tutti ai piedi del municipio di Parabita per dire no alla mafia e prendere le distanze dalla criminalità organizzata che allunga le sue mani anche in politica.

«Il Salento è casa nostra, non di cosa nostra». È questo il messaggio recapitato alla criminalità organizzata da chi ha il coraggio di dire no a quella “mafia” che si infiltra anche nelle pubbliche amministrazioni o le ‘minaccia’ e le tiene in ostaggio.

Non è la trama di un film, ma la dura realtà che ha toccato anche il tacco dello stivale come dimostra il caso di Parabita, comune chiamato alle urne domenica 26 maggio, dopo essere stato sciolto. Non è solo l’ombra del legame tra politica e malavita a pesare come un macigno. Un candidato sindaco alle elezioni amministrative del 2019 Marco Cataldo ha fatto un passo indietro dopo le pensanti minacce ricevute (tant’è che c’è una inchiesta della Procura in corso). Anche i tre commissari che hanno guidato il Palazzo di città sono finiti nel mirino di ignoti che li hanno invitati a “farsi i fatti loro”.

La manifestazione contro la mafia, organizzata il giorno della festa dei lavoratori, non poteva che svolgersi ai piedi del Municipio, diventato il simbolo della legalità. Tante le personalità a livello nazionale che hanno aderito all’iniziativa, sostenuta anche da Libera Puglia, insieme al coordinamento di Lecce.

“Se manca la serenità, organizziamo l’inquietudine”

«L’inquietudine –  dichiarano in una nota congiunta il coordinamento regionale e provinciale di Libera – ci schiodi dall’indifferenza rispetto alla presenza mafiosa nel Salento. Non si può sempre aspettare l’emergenza o il fatto rumoroso per la mobilitazione: si rischia di svegliarsi solo di fronte all’evento eclatante, quando invece c’è bisogno di consapevolezza quotidiana e impegno in termini di continuità. L’inquietudine ci faccia riscoprire la politica non come corsa alla conquista e alla gestione del potere, ma come servizio generoso e competente, perché nella prospettiva della ricerca del bene comune siano tutelati i diritti di tutti, a partire dai più fragili e venga stimolato il dovere di ciascuno alla partecipazione e alla corresponsabilità. Interroghiamoci su quello che possiamo fare noi e non gli altri. Questa inquietudine ci accompagnerà nella mobilitazione del 1° maggio per aiutarci a ritrovare il bisogno distare insieme, seppure con le nostre differenze, ma nella convinzione che è solo il noi che vince le mafie».

«Alla luce degli incresciosi fatti avvenuti a Parabita, comune già commissariato per mafia, mi sento convintamente vicino allo spirito della manifestazione che si svolgerà il giorno del Primo maggio, in difesa di una politica libera da ogni pressione e intimidazione, in particolare se di stampo mafioso. Sono convinto che una pratica nobile come la politica debba essere sempre tutelata dalle infiltrazioni che la vogliono asservire ad interessi specifici, particolari, spesso illegali» ha dichiarato Federico Pizzarotti, presidente di Italia in Comune.



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