Ha raccontato il Capo di Leuca come pochi al mondo. Con tavolozza e pennelli ha impresso sulla tela i colori del suo territorio. Pajare, muretti a secco, campagne, papaveri, margherite, ulivi e quel mare in lontananza, sempre presente, ma a debita distanza.

Ci ha lasciato questa notte Marisa Piccinni, pittrice di Morciano di Leuca. Mai scontata, mai banale, provocatoria quando era necessario, quasi che le sue tele uscissero dalle sue mani per un’imposizione naturale. Lei che, invece, avrebbe voluto raccontare tutt’altro, lasciandosi andare a una pittura più intimistica, metafisica. Nulla, non c’era niente da fare. Alzava lo sguardo e il paesaggio del Capo di Leuca, come uno spirito vivo si impadroniva della sua mano, facendo sì che i quadri diventassero specchi di Salento, riflessi di quella natura che si può amare o odiare, ma che è comunque più forte di te, anche quando non consente di andare altrove, di superare i confini di un territorio ai margini geografici.
Un male incurabile l’ha stroncata nel giro di pochissimi mesi. Lei, proprio lei, che rifiutava cure e controlli, anche se era la moglie del medico di città. Non erano per lei analisi e visite: “Quando arriva, arriva”, diceva, con un sorriso beffardo che sapeva più che di ottimismo di fatalismo, sempre in compagnia della sua sigaretta accesa che le occupava le mani quando i pennelli erano a riposo.
La redazione di Leccenews24 porge le più sentite condoglianze al marito Gianluigi Urro e ai figli Daniela e Giovanni.

