«Io sono morta qui perché correvi». L’invito alla prudenza della padrona di Principessa, una gatta investita da un’auto

«Io sono morta qui perché correvi, rallenta», recita il cartello che la padrona di Principessa ha sistemato su una strada di Castrignano, dove non vengono rispettati i limiti di velocità.

Bisogna rispettare sempre i limiti di velocità e non solo perché lo impone il «Codice della strada». I cartelli che si affacciano sulla carreggiata che ricordano agli automobilisti di non premere il piede sull’acceleratore spesso non bastano a convincere chi è al volante ad andare piano. Così, molti tratti, soprattutto quelli dove non ci sono controlli o accorgimenti, finiscono per trasformarsi in “piste” dove le auto sfrecciano noncuranti del contachilometri e dei pericoli. E sono tanti, spesso imprevedibili e a volte fatali. Via Giovanni Verga, a Castrignano del Capo è una di quelle strade dove sono in pochi a rispettare il limite di velocità consigliato, secondo Maria che ha deciso di raccontare la storia di Principessa, la sua amata gattina morta dopo essere stata investita, per invitare tutti alla prudenza.

Nel tratto pieno di incroci e traverse che da via Poerio conduce a via San Giuseppe, la sua inseparabile amica a quattro zampe ha perso la vita, travolta da un’auto a tutta velocità. Si sa, i gatti sono spiriti liberi, hanno mille pregi, ma l’astuzia di cui sono dotati spesso non basta a proteggerli. Principessa non ce l’ha fatta. Ha pagato con la vita e il dolore per la sua perdita è stato tanto e tale che Maria non è rimasta a guardare.  La micia era “una di famiglia” e anche se la sua morte resterà impunità, Maria ha deciso almeno che non sia vana. Così ha scritto un cartello e lo ha posizionato sul ciglio della strada, nel punto dell’impatto, sperando che possa quantomeno far riflettere.

«Io sono morta qui perché correvi, rallenta» recita. Una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale fai-da-te che si spera non resti inascoltata. Forse, la gattina sarebbe ancora viva se qualcuno non avesse avuto fretta.

«Chi sarà la prossima vittima?» si chiede Maria che, come detto, ha deciso di non rimanere a guardare. «È nostro dovere prenderci carico degli essere indifesi, di chi non ha colpa, anche da questo dipende il nostro grado di civiltà» conclude. Perché anche i gatti sono vittime della strada.



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