All’inizio sembrava quasi una ‘diceria’, una leggenda metropolitana nata chissà quando e vera ‘soltanto’ perché passata di bocca in bocca. La storia raccontava di alcune persone che avevano visto aggirarsi, quasi fossero fantasmi, delle piattaforme mobili per le ispezioni sismiche in mare, guardacaso in alcuni dei tratti più belli, affascinanti ed incontaminati del Salento. «Cercano il petrolio» si mormorava sulle spiagge guardando queste imponenti strutture all’orizzonte. Alcuni hanno storto il naso chiedendo prove concrete che dimostrassero la veridicità del racconto, altri hanno iniziato a gridare «al lupo, al lupo».
Ad un certo punto poi, il fantasma non era più un fantasma e la paura è diventata sempre più concreta: tutti ora vogliono cercare l’oro nero nel nostro mare, dal Gargano al Salento. Di più, per trovare il petrolio si adotterà una tecnica, quella dell’air-gun che consente di raccogliere informazioni sulla composizione del fondale marino attraverso spari forti e continui di aria compressa che, ogni 5 o 10 minuti, mandano onde riflesse da cui estrapolare i dati. Una metodologia finita sotto accusa per gli impatti che provocherebbe all’ambiente.
Ma che cosa accadrebbe, ad esempio, se a Otranto, a un passo dal faro di Punta Palascìa, o se a Venezia, nel bel mezzo della laguna, ci fossero le trivelle in mare per estrarre il petrolio? A ipotizzare una possibile risposta, immaginando il possibile impatto ambientale che queste imponenti strutture potrebbero avere, ci ha pensato la campagna choc di GreenPeace attraverso un portale ad hoc dal nome che è tutto un programma: TrivAdvisor. È facile capire che si tratta di una parodia del noto portale di viaggi, ma le adesioni che ha raccolto in queste ore da chi vuole evitare scenari simili, quelle sì, fortunatamente sono reali. Attraverso lo humor nero, che può piacere o meno, è senza dubbio più semplice immaginare come potrebbero essere, in un ipotetico 2020, alcune fra più note località italiane sul mare.
"Mai come oggi si assiste a una frettolosa svendita all'ingrosso dei nostri mari" accusa Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. "In queste settimane il ministero dell'Ambiente – continua – è infatti impegnato a emettere una raffica di decreti di compatibilità ambientale con cui concede ai petrolieri aree marine pregiatissime, ed eccezionalmente estese, per la ricerca o la produzione di idrocarburi. Quello del governo Renzi è un vero e proprio assalto alle coste italiane. Ma si sa che gli apprendisti stregoni finiscono spesso per scatenare reazioni che poi non sono in grado di controllare, e che gli si ritorcono contro"
Nel fotomontaggio che riguarda Otranto, in particolare, si vede una piattaforma petrolifera che immette fumo nero nell’aria a poche centinaia di metri dal faro di Punta Palascìa. Immagini simili riguardano altre note località italiane a forte vocazione turistica, tra cui Siracusa, Venezia, Porto Palmas.