Hanno deciso di scendere in piazza e manifestare il loro disappunto pe un trattamento che non meritavano le lavoratrici e i lavoratori del cosiddetto Organico Covid, uomini e donne che negli anni precedenti, quando l’Italia era nella morsa del coronavirus, hanno messo in campo tutto il loro impegno e tutta la loro professionalità per contribuire a far funzionare il sistema dell’istruzione pubblica italiana che altrimenti sarebbe saltato. Poi, come sempre succede in Italia, così come è già successo per tanti lavoratori del sistema della Sanità, anche nel mondo della scuola appena è terminata la cosiddetta emergenza (ma poi, è realmente terminata?…) quei lavoratori sono stati mandati a casa con un bel ‘ben servito’. Adesso non sono più funzionali, adesso la loro professionalità non è più strategica, adesso, in una parola sola, non sono più utili.
Cobas Scuola Lecce ha scelto così di manifestare sotto la Prefettura di Lecce per testimoniare il disagio di decine di migliaia di lavoratori del mondo della scuola, oggetto di continui tagli al personale attuati nel corso degli anni in maniera trasversale da tutti gli schieramenti politici. Una politica al ribasso, dicono dal sindacato, che ha privato la scuola delle risorse umane necessarie al regolare svolgimento delle attività, rendendo difficile anche solo garantire i servizi minimi essenziali.
“Ciò che si denuncia oggi – affermano da Cobas Scuola lecce – sono i metodi impiegati per sopperire all’ormai cronica carenza di personale; infatti, mentre nel corso degli ultimi due anni, a causa della pandemia tutt’ora in corso, l’organico – cosiddetto “Covid” – ha tamponato almeno in parte la carenza di personale svolgendo un eccellente servizio a favore delle scuole, il mancato rifinanziamento di tale organico aggiuntivo ha, di fatto, portato al blocco dello scorrimento delle graduatorie”.
Il Sindacato sottolinea poi la questione dell’impiego nelle scuole dei percettori di reddito di cittadinanza al posto di chi è inserito regolarmente in graduatoria. Una sorta di guerra tra poveri che lascia per strada chi si è distinyo nei mesi difficili della pandemia ed ha accumulato una professionalità che sarebbe d’aiuto al mondo scolastico italiano.
“Oggi viene impiegato chi percepisce il Reddito di Cittadinanza e, convinti che tutti i cittadini abbiano diritto ad un impiego, ciò che chiediamo è di utilizzare nelle scuole chi ha fatto domanda di inserimento in graduatoria rispondendo ad un bando pubblico e di utilizzare i percettori di Reddito di Cittadinanza in altri enti per cui non sono stati emanati bandi di concorso. Se è giusto che i percettori del Reddito di Cittadinanza debbano lavorare per dignità dell’essere umano, infatti, altrettanto né ha diritto chi ha fatto domanda di inserimento in graduatoria ed ha svolto il proprio lavoro per due anni. Si sta “scatenando una guerra” tra la platea dei percettori del Reddito di Cittadinanza che vede l’impiego di questo nelle scuole al posto l’organico ATA Covid”.
Al centro delle critiche sindacali il Ministero dell’Istruzione e la Regione Puglia: “Si fa presente che attualmente tutto l’organico Covid ATA è disoccupato perché le Istituzioni competenti sia il Ministero dell’Istruzione che la Regione Puglia non hanno stanziato le risorse economiche necessarie per far continuare a lavorare questo personale nelle scuole. Ciò che si descrive è solo parte del problema, di estrema gravità sociale, perché priva migliaia di lavoratrici e lavoratori della propria dignità e del proprio sostentamento”.
