Conte promette 30 milioni di euro, Potì replica: “non accetto i soldi di Tap”

Dopo le accuse del Premier Giuseppe Conte, il sindaco di Melendugno Marco Potì, ha voluto chiarire il motivo per cui ha declinato l’invito a Palazzo Chigi.

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Durante la visita istituzionale a Lecce, per l’accordo Eni-Cnr, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato anche di Tap, tema caldo per il Salento. Il premier, ai microfoni dei giornalisti, ha promesso 30 milioni di euro per la comunità locale, ma guai a parlare di ‘compensazioni’ perché chi considera il gasdotto come una ferita insanabile non può accontentarsi di un pacchetto di aiuti, anche se sul tavolo ci sono somme ingenti.

La dichiarazione è stata accompagnata da un’accusa, neanche tanto velata, nei confronti del primo cittadino di Melendugno, Marco Potì protagonista di un vero e proprio “sgarbo istituzionale” per aver rifiutato l’invito del Premier a confrontarsi. «Lo ritengo uno schiaffo alla comunità locale che lui ha il dovere di rappresentare. Andrò avanti da solo» ha dichiarato.

Ma da dove provengono i fondi promessi da Conte?

La replica del Sindaco No-Tap non si è fatta attendere. «Quando il presidente mi ha chiamato, qualche settimana fa, per prospettarmi queste ingenti somme, gli ho risposto che sarei andato a parlare con lui se fossero state risorse statali, ma mi ha confermato che provengono da Tap. Gli ho detto garbatamente che non ci pare giusto accettare soldi da chi sta distruggendo il nostro territorio».

Poi la frecciatina. «Mi ha pregato di tenere la notizia riservata. Oggi scopro che ne parla pubblicamente, mettendola sul piano di uno sgarbo istituzionale. Io sono stato corretto con lui, non mi pare di poter dire lo stesso. Quando, la scorsa estate, sono andato a Roma, mi disse che se ci fossero state irregolarità sulle procedure avrebbero fermato il gasdotto. Ricordo a Conte che al momento sono ancora in corso più inchieste della magistratura. Noi ci aspettiamo che lui faccia l’avvocato degli italiani e non delle multinazionali».

Su Tap non si può tornare indietro e lo ha confermato ancora una volta il Premier Conte, ma chi si oppone da sempre alla realizzazione dell’opera non ha dimenticato le promesse fatte in campagna elettorale dal Movimento Cinque Stelle di fermare l’opera. Un dietrofront mal digerito soprattutto dagli elettori pentastellati che si sono sentiti traditi. Quanto è stata grande la delusione lo si capirà solo a maggio, quando si tornerà alle urne.



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