Un ulteriore significativo capitolo della vicenda giudiziaria del cosiddetto payback per i dispositivi medici è stata scritta dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio con l’adozione di un’ordinanza cautelare in favore di una società salentina difesa dall’Avvocato Luigi Quinto.
La pronuncia dei Giudici Amministrativi rappresenta la conferma del decreto cautelare già adottato a luglio scorso e segna una battuta d’arresto rispetto alle esorbitanti e illegittime richieste di ripianamento del deficit sanitario formulate nei confronti delle società fonitrici del sistema sanitario nazionale.
La vicenda ha avuto origine dal Decreto c.d. “Aiuti Bis”, varato dal Governo Draghi, che ha previsto una procedura accelerata per l’accertamento dello sforamento dei tetti di spesa assegnati ad ogni Regione per l’acquisto dei dispositivi medici relativi agli anni dal 2015 al 2018 e per la quantificazione del payback, cioè dell’obbligo introdotto per i fornitori della sanità pubblica di contribuire al ripianamento dei disavanzi per circa la metà dell’importo.

Nei mesi scorsi, quindi, il Ministero delle Salute ha emanato due decreti con i quali ha dato attuazione alla procedura accelerata, certificando gli sforamenti regionali, tra i quali quello della Regione Puglia. L’Ente regionale ha, quindi, adottato le successive determinazioni con le quali ha quantificato l’importo da addebitare a ogni fornitore di dispositivi medici e ne ha chiesto la liquidazione entro il 30 settembre, poi prorogato al 30 ottobre.
Avverso i provvedimenti ministeriali e regionali è insorta una azienda salentina, assistita dal legale salentino, fornitrice di dispositivi medici per diverse Asl e Ospedali Pugliesi e destinataria di una richiesta di payback per oltre mezzo milione di euro. Con la proposizione del ricorso e di molteplici motivi aggiunti Quinto ha contestato la compatibilità del sistema del payback con il quadro costituzionale della disciplina, evidenziando tre principali profili di illegittimità: le imprese non hanno mai conosciuto il tetto di spesa regionale del settore, né potevano conoscerlo poiché è stato definito solo con l’Accordo Stato-Regioni del 7 novembre 2019; non avevano alcuna possibilità di verificare l’evoluzione della finanza regionale per comprendere l’andamento in rapporto al rispetto di tale vincolo di spesa; non avevano alcuno strumento per incidere sulla spesa pubblica, potendo esclusivamente partecipare ai bandi di gara indetti nell’ambito del SSR, mentre le leve in termini di efficacia ed efficienza sono interamente nelle mani della Regione Puglia.
Il Tar, all’esito dell’udienza svoltasi lo scorso 11 settembre, ha accolto le tesi del difensore dell’azienda adottando un’ordinanza cautelare che ha sospeso tutti gli atti impugnati, così mettendo al riparo la società salentina da un esborso che avrebbe decretato la cessazione dell’attività con evidenti ripercussioni negative per il servizio sanitario pugliese, oltre che sotto il profilo occupazionale.
I Giudici Amministrativi, proprio alla luce del fatto che: “vi è il rischio concreto per la ricorrente… con conseguenti ripercussioni sugli equilibri finanziari”, hanno accolto l’istanza cautelare anche in attesa dell’esito dell’intero contenzioso nazionale concernente il payback per i dispositivi medici per il quale è stata fissata una udienza di merito il prossimo 24 ottobre per un primo gruppo di ricorsi”.
“L’ordinanza del TAR Lazio – afferma l’Avvocato Luigi Quinto – travalica il caso di specie e rappresenta un precedente giurisprudenziale importante per mettere al riparo tanto le società che operano nel settore da un fallimento certo, quanto il servizio sanitario pugliese che non avrebbe potuto fare a mano delle forniture di dispositivi essenziali per il prosieguo dell’attività clinica. La decisione dei Giudici Amministrativi è uno snodo cruciale in una vicenda giudiziaria che conta oltre 1800 ricorsi pendenti per un ammontare di diversi milioni di euro, e che in sede di merito dovrà affrontare non solo i molteplici motivi di illegittimità evidenziati in atti, ma, anche, i profili di incostituzionalità che minano in radice il sistema del payback dei dispositivi medici. Per di più, l’evoluzione del contenzioso potrà anche essere oggetto di un’opportuna valutazione da parte del legislatore nazionale al fine di chiarire una situazione che rappresenta una spada di Damocle per l’intera assistenza sanitaria”.
