Associazione di tipo mafioso, spaccio di droga ed estorsione. 22 arresti all’alba

Il provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Gip, su richiesta della Direzione  Distrettuale Antimafia presso la Procura di Lecce eseguito dai Carabinieri di San Vito dei Normanni

Alle prime luci dell’alba nei comuni di San Vito dei Normanni, Mesagne, Carovigno, San Pancrazio Salentino, Torre Santa Susanna e Fasano, nei capoluoghi di Brindisi, Lecce, Taranto, Foggia, Trani e nel comune barese di Corato, i Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia” e del Nucleo Cinofili di Bari e Potenza, hanno condotto un’operazione Antimafia  dando esecuzione  all’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 9698/2020 R.G.N.R. n.108/20 D.D.A., n. 6835/21 R. Gip, n. 138/2023 O.C.C., emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso  Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione  Distrettuale Antimafia presso la Procura di Lecce nei confronti di 22 persone, indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio ed autoriciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso, produzione, coltivazione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e violazione degli obblighi inerenti alla Sorveglianza Speciale di Polizia di Stato.

Nello specifico il Gip condividendo l’impostazione accusatoria ha disposto un’Ordinanza della custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 persone e un’Ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, nei confronti di 1 individuo;

Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti degli indagati, che si devono ritenere presunti non colpevoli in considerazione dell’attuale fase del procedimento e fino al definitivo accertamento della colpevolezza con sentenza irrevocabile.

L’avvio delle indagini

L’indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni e originariamente delegata dalla Procura della Repubblica di Brindisi, trae origine dal tentato omicidio di un sorvegliato speciale, avvenuto la sera del 5 luglio 2020 nel comune di Latiano. La vittima, per puro caso e grazie alla prontezza di riflessi, non venne colpita mortalmente dalla raffica di colpi calibro 9 esplosi, ma solo di striscio, trovando rifugio dietro le mura della propria abitazione.

L’attività investigativa proseguita sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce  sino al settembre 2022 attraverso intercettazioni di conversazioni e comunicazioni telefoniche, tra presenti e telematiche, pedinamenti, osservazioni e ricognizioni aeree, ha consentito di acquisire un poderoso quadro indiziario a carico dei presunti esecutori materiali e del mandante, oltre che accertare con elevata probabilità che tale evento fosse da collegarsi alle dinamiche relative al controllo del territorio da parte di una organizzazione di tipo mafioso capeggiata da Gianluca Lamendola, nipote del mesagnese Carlo Cantanna – condannato all’ergastolo, con sentenza della Corte d’Assise di Appello di Lecce del 26.06.2017 per l’omicidio di Tommaso Marseglia avvenuto il 22 luglio 2001 a San Vito dei Normanni – al vertice di una frangia dell’organizzazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita.

L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi in ordine all’ascesa criminale di Gianluca Lamendola quale capo di un gruppo criminoso dai connotati tipicamente mafiosi avvenuta in modo violento, con l’uso della forza e delle armi.

Sono stati infatti acquisiti elementi investigativi di riscontro in ordine a numerosi episodi di pestaggi, sequestri di persona, agguati e tentati omicidi attraverso i quali appare probabile che gli indagati si siano imposti sul territorio determinando una condizione di assoggettamento e omertà dei cittadini, tanto che non risultano presentate denunce e ricorrendo a condotte estorsive ai danni di esercizi commerciali.

L’attività investigativa ha consentito pertanto di fare luce su una verosimile sistematica attività di  consolidamento del potere di controllo di territori già sottoposti al clan capeggiato da Carlo Cantanna, ma contesi da altri gruppi affermatisi nelle more della detenzione di questo, attuata attraverso condotte  funzionali a riappropriarsi con metodo violento e minaccioso degli spazi, organizzando e partecipando a una serie di agguati armati, pestaggi e sequestri di persona nei confronti degli infedeli o di coloro che osavano ostacolarne l’espansione o fossero entrati in contrasto con gli interessi dell’associazione.

Una volta consolidata la posizione su San Vito dei Normanni, affidata ad uno dei suoi referenti, appare probabile che gli indagati abbiano ampliato gli interessi dell’organizzazione affiliando altri referenti, nel comune di Brindisi e in quello di Fasano, i cui capozona di quel momento hanno dapprima tentato di opporsi per poi desistere sotto le violente azioni armate. Frizioni sono nate anche con altre famiglie criminali, nei territori di Mesagne, Torchiarolo  e Squinzano.

Traffico di droga

Le indagini preliminari, coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e sviluppate in piena sinergia Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, hanno permesso, altresì, di acquisire importanti elementi sulla presunta attività di traffico di sostanze stupefacenti, quale core business dell’organizzazione, attraverso cui sarebbero stati accumulati ingenti capitali che poi, oltre ad essere redistribuiti alle famiglie dei detenuti, sarebbero stati interrati nei fondi adiacenti alla masseria di contrada Mascava, principale base operativa dell’associazione, situata sul territorio di Brindisi ai confini con quello di Mesagne, San Vito dei Normanni e Carovigno.

Sono stati, quindi, individuati canali di rifornimento della sostanza stupefacente, proveniente dalle province di Bari e Foggia e tracciati i flussi per un quantitativo superiore a 50 kg di droga, fra cocaina, eroina, hashish e marijuana, successivamente, immessa, tramite i referenti di zona, sulle piazze di spaccio di San Vito dei Normanni, Brindisi, Carovigno, Fasano, San Pancrazio Salentino e Corato. Anche la sostanza stupefacente, come le somme di denaro, veniva interrata nell’area rurale di Contrada Mascava, potendo contare sull’assoggettamento dei proprietari dei terreni.

Le indagini hanno disvelato, inoltre, un collaudato meccanismo di copertura dei beni, o dei proventi, derivanti da delitto, attraverso l’investimento nell’acquisto di vetture da parte di concessionarie, riconducibili ai membri del sodalizio o a esponenti in affari con l’organizzazione, in particolare nel traffico di sostanze stupefacenti. Tale finalità, ovviamente, non era solo connessa ad aspetti meramente elusivi, per beneficiare dei vantaggi fiscali che ne derivavano ma, soprattutto, per riciclare il denaro immesso nei circuiti legali dell’economia.

Estorsione

L’attività investigativa avrebbe consentito, peraltro, di riscontrare almeno cinque tentativi di estorsione ai danni di imprenditori locali, che operano nel settore alimentare, della ristorazione e terziario, a cui era stata imposta la consegna di circa 500 euro mensili in cambio di protezione, cinque estorsioni consumate ai danni di imprenditori, operanti nel settore della compravendita auto o commercio pellet e di cittadini entrati in conflitto con gli interessi dell’organizzazione, per un totale di circa 19mila euro.

Alcune estorsioni sono state commesse con modalità particolarmente violente e tutte caratterizzate da un atteggiamento scarsamente collaborativo delle vittime. Nessuna di loro, infatti, ha denunciato i fatti, rifugiandosi in condotte reticenti non favorendo, così, le investigazioni.

Le condotte

L’associazione mafiosa, come ampiamente documentato, avrebbe integrato quelle tipiche condotte sia di affiliazione che di permanenza nel gruppo, nel rispetto di regole che il capo dell’organizzazione avrebbe imposto secondo il rigore che caratterizza le organizzazioni criminali mafiose e consistenti nei dettami di inviolabilità del vincolo familiare; divieto all’uso di droghe; cautela nell’utilizzo della violenza nei riguardi di estranei ai circuiti malavitosi; rispetto delle donne dei partecipi detenuti.

I comportamenti contrari alle regole risultavano sistematicamente sanzionati con l’irrogazione di punizioni corporali simboliche, come il taglio della schiena, alla presenza di altri affiliati, in grado di amplificare l’intimidazione interna.

In un caso, a uno degli affiliati, responsabile di aver fatto violentare la compagna, è stato imposto l’isolamento all’interno di una delle basi nella disponibilità dell’organizzazione, con sede a Fasano.

I sequestri

I risultati investigativi, riscontrati da numerosi arresti in flagranza di reato, sequestri di armi clandestine, fra cui pistole, fucili e sostanze stupefacenti, per un traffico accertato superiore a 50 kg. fra cocaina, eroina, hashish e marijuana, oltre al sequestro di una coltivazione di canapa indiana, costituita da circa 1.000 esemplari, individuata nell’area rurale tra San Vito dei Normanni, Mesagne e Latiano, riassunti nell’informativa dei Carabinieri e riportati nella richiesta di misura presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno raccolto elementi indiziari nei confronti di 39 indagati.

La consorteria, infine, è accusata di aver detenuto, oltre a quelle sequestrate, altre armi comuni da sparo, e da guerra, come una pistola mitragliatrice Skorpion, occultate e prontamente disponibili.

Nel corso delle indagini sono state riscontrate plurime violazioni della normativa antimafia, ex art. 75 comma 2 del D. Lgs 159/2011, commessi dal presunto reggente dell’organizzazione sottoposto a Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza che avrebbe violato sistematicamente gli obblighi derivanti dalla misura di prevenzione.

Il giudice per le indagini preliminari di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti condividendo l’impostazione accusatoria ed emettendo dunque l’ordinanza di custodia cautelare i Carabinieri hanno dato esecuzione.



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