
Finisce sotto processo la Giunta comunale di Tuglie per una delibera ritenuta dalla Procura leccese “in odor di falso”. Il Gup Antonia Martalò ha rinviato a giudizio i sette imputati che dovranno presentarsi, innanzi al giudice monocratico, per l’inizio del dibattimento.
I nomi
Si tratta del sindaco della lista civica “Insieme per Tuglie” Massimo Stamerra, 58 anni e del vice sindaco Silvia Romano, 40 anni; Francesca Solida, 34 anni, assessore alla pubblica istruzione; Chiara Boellis, 38 anni, assessore allo sport ed Antonio Gabellone, 58 anni,assessore ai lavori pubblici (tuttora in carica come presidente della Provincia) e la ex segretaria comunale Anna Traldi, 61 anni.
Devono difendersi dall’accusa di falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale.
Cosimo Barone, 57 anni, dirigente del settore Bilancio, Servizi finanziarie e Tributi risponde dell’ipotesi di reato di favoreggiamento.
L’accusa
Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Emilio Arnesano, la Giunta Comunale di Tuglie, durante la notte del 29 aprile del 2015, avrebbe dichiarato falsamente di avere approntato una delibera per l’approvazione del bilancio del 2014. Infatti, la giunta avrebbe indicato come fondo del contenzioso, la somma di 423.765 mila euro, ma in realtà tale dato non poteva averlo a disposizione né dedurlo in alcun modo. Tale cifra sarebbe stata comunicata il 5 giugno del 2015, con nota protocollata da un funzionario. Dunque, a 37 giorni di distanza dalla presunta riunione di giunta, che si contesta esserci stata.
Riguardo il favoreggiamento contestato al dirigente comunale, il pm non crede a Barone quando sostiene (in una nota protocollata del 26 ottobre) di aver pubblicato un allegato sbagliato, per un mero errore materiale.
Tutto è nato da un esposto
L’inchiesta, condotta dai poliziotti della Digos, è stata avviata dopo l’esposto presentato in Procura dai consiglieri di opposizione: Antonio Vincenti, Alessandra Moscatello, Giovanni Luigi Petruzzi e Leonilda Anita Marzano che hanno sostenuto come la seduta del 28 aprile del 2015 terminò a notte fonda, ma che successivamente tutti andarono a casa, compresa la maggioranza e gli assessori. Inoltre, i denuncianti ritengono che il falso sia stato messo in atto per non incorrere nelle sanzioni previste dal decreto Renzi sulle procedure da seguire nei bilanci consuntivi.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Andrea Sambati, Francesco Piro e Pietro Quinto.