Una decisione che ribalta la sentenza di condanna maturata in primo grado. I giudici della Corte di Appello (Presidente Vincenzo Scardia, a latere Eva Toscani e Carlo Errico) hanno assolto il Sindaco di Lecce Paolo Perrone "per non aver commesso il fatto". Cade così l'accusa di omicidio colposo, per la morte dell’avvocato Carlo De Pace avvenuta nel sottopassaggio di viale Leopardi, il 21 giugno 2009. Già nella mattinata di ieri, il sostituto procuratore generale Giampiero Nascimbeni aveva invocato l'assoluzione di Perrone.
Al termine del processo innanzi al giudice monocratico Silvia Minerva, invece, il primo cittadino venne condannato a dieci mesi di reclusione (pena sospesa subordinata all’immediato versamento di una provvisionale da 30.000 euro alle parti civili). Paolo Perrone era assistito dagli avvocati Pasquale Corleto e Andrea Sambati.
Sentenza di assoluzione anche per Raffaele Urso, ex comandante della polizia municipale, al quale veniva contestato il reato di favoreggiamento, "perché il fatto non sussiste". L'imputato, accusato di non aver prestato la dovuta collaborazione nel corso delle indagini, era assistito dall'avvocato Luigi Piccinni.
La Corte di Appello ha invece confermato la condanna per Claudia Branca, Dirigente dell’ufficio tecnico (dieci mesi in primo grado). Come affermato dal sostituto procuratore generale Giampiero Nascimbeni , " L'Ufficio tecnico avvisò la Digos degli allagamenti, ma lei non fece niente e non adottò provvedimenti”. L'imputata era assistita dagli avvocati Giuseppe e Pasquale Corleto.
Secondo l’ipotesi accusatoria, sostenuta in primo grado dal pm Paola Guglielmi, il sindaco e il dirigente comunale non avrebbero garantito le condizioni di sicurezza della viabilità nella città di Lecce. L’intasamento di una parte della fognatura, in un giorno di piogge intense, avrebbe poi determinato l’allagamento del sottopasso, nel quale restò incastrata l’auto dell’avvocato Carlo De Pace, 81 anni di Lecce, che morì annegato.
I familiari della vittima si erano costituiti parte civile con gli avvocati Silvio Verri e Donato Muschio Schiavone e sono stati già risarciti.
